Brugioni: genesi di un cognome e di una famiglia

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Nello scorso mese di agosto a Fiumalbo si è tenuta una bella iniziativa: si sono ritrovati i Brugioni. Cognome molto diffuso anche nel nostro comune e nella nostra Valle. Una giornata di ritrovo, in amicizia e fratellanza, ben riuscita e in cui sono state spiegate le origini di questa famiglia che lo scorso anni ha compiuto cinquecento anni.

Non a caso è stata scelta Fiumalbo come città di ritrovo perché è da qui parte tutto. Sulla antica porta principale del Duomo di Fiumalbo, infatti, il visitatore attento noterà, scolpito sulla destra, uno scudo con una immagine del castello e a sinistra, un altro scudo speculare con una grossa palla con tre fiamme, la così detta “granata svampante in tre fiamme”. Simbolo degli estensi ai tempi di Ercole I e di Alfonso I.
“La granata svampante da sempre nella tradizione orale è, anche, lo stemma della famiglia Brugioni” ci ha spiegato Dario Brugioni che ha condotto ricerche in merito.

Il simbolo si ripete in altri due luoghi di Fiumalbo: uno montato in origine sull’antico palazzo ducale che si affaccia sulla piazza di fronte al Duomo, rimaneggiato è ora diventano un camino in un piccolo edificio di servizio a ridosso del muraglione suo Rio San Francesco, l’altro su di un grande camino situato sempre nel palazzo ducale, da qualche anno venduto e disperso.

Spiega Brugioni: “Nel soffitto ligneo dipinto del castello di Spezzano nella “sala delle battaglie”, un restauro riportò alla luce la granata con le tre fiamme e questo mi fu utile per risalire al suo significato assieme allo studio di un piatto in ceramica graffita Ferrarese del 1500, che mi rimandarono ad una battaglia alla quale Alfonso I d’Este partecipò nel 1512”.

Si tratta della vittoria nella battaglia di Ravenna, memorabile e sanguinosa, che si combatté l’11 aprile del 1512, giorno di Pasqua, fra esercito della Lega Pontificia e quello di Francia con l’ausilio di truppe Ferraresi.

Racconta Brugioni: “L’artiglieria fu determinante per la vittoria contro la Lega Pontificia. Alfono I assunse, quindi, come sua impresa, la granta, concedendone l’utilizzo sul blasone o sulla propria abitazione all’antesignano dei Brugioni che partecipò come comandante a questa battaglia e per questo fu creato cavaliere e gli fu affidato il capitanato del castello”.

Al comandante fiumalbino che diventò da allora “Brusioni” fu affidato il primitivo palazzo ducale e il comando del castello del paese.

Ma chi fu, insomma, il primo Brugioni? “L’archivio parrocchiale di Fiumalbo trascrive il nome di un tale Giovanni di Pedro Brusioni del Merlino, che viveva li nella seconda metà del 1500, probabilmente Merlino, il primo Brugioni di cui per ora ci sia traccia scritta, era il comandante degli artiglieri di Alfonso I, nominato cavaliere per l’occasione”.

Mentre i Brugioni si affermavano, la Storia andava avanti. “Nel 1513, grazie alle modificate condizioni politiche Alfonso I si recò a Roma per riappacificarsi con il fratello cardinale e con il Papa; il pontefice anziché riceverlo però, ordinò di catturarlo e di ucciderlo. Alfonso I che aveva intrapreso il viaggio con Ludovico Ariosto, dovette fuggire con il compagno travestito da fabbro e tornarsene nel ducato attraverso gli Apennini. Giunto travestito a Fiumalbo, sostò nella locale osteria dove sentendo i fiumalbini parlare bene di lui, svelò la sua vera identità, e per questo concesse al paese di poter fare il carnevale in maschera, a differenza del resto del ducato”.

Ma torniamo ai Brugioni. “Nell’archivio parrocchiale si parla di un facoltoso ramo della famiglia che nel 1600 è padrone della costa di Monterasino. Nella famiglia non furono molti i sacerdoti. Dal 1800 si distinguono due nuovi rami dell’albero genealogico: i “Palanchi” che erano i più ricchi e i “Picchiasassi” che erano scalpellini, dai quali deriva il nome del ponte in pietra di Dogana, detto difatti “Ponte Picchiasassi”.
I sopranomi dei Brugioni del secolo scorso sono anche: Bittola, Tuna, Rosso dei Ieffi, Chioìin, Truffa, Straccio de Truffa”.

Ultima curiosità… “Negli anni 70 del secolo scorso, lo stemma dei carabinieri si è arricchito della granata svampante “presa dall’emblema della nobile famiglia Brugioni”.
Antenato di Dario Brugioni è Giò Bittola, che nel quattrocentesimo anniversario del proprio cognome, ristruttura la propria casa in Senaròle, che è la più alta sotto alla rocca e incide sul camino “1912” il caso ora vuole che la data 2012 sia scolpita sul muro dell’ultima ristrutturazione fatta da un componente della famiglia, sul recuperato “Mulìin de Martìin” sotto al muraglione nei pressi della “Ghiara” 500 anni dopo la memorabile battaglia che ne sancì il cognome.

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