Quella che vi raccontiamo è una storia se vogliamo a lieto fine; sicuramente un abella storia. Che nasce nei giorni in cui ha riaperto i battenti giornaledibarga.it e che ha avuto un esito inaspettato quanto positivo per tutti quelli che l’hanno vissuta.
Al nostro indirizzo mail riceviamo a giugno la richiesta di un avvocato, Sebastiano Di Filippo, che ci chiede aiuto per ritrovare i resti di un suo parente, un alpino deceduto a Sommocolonia nell’ottobre del 1944, di cui però si ignora il luogo di sepoltura.
Abituati a sentir parlare di Sommocolonia e dei fatti bellici del 26 dicembre 1944, ci incuriosisce il mese citato dal parente di questo alpino e così informiamo dell’accaduto Vittorio Lino Biondi, la cui opera storica di ricostruzione dei fatti bellici di Sommocolonia è stata in questi anni ogni volta sempre più completa e preziosa.
Biondi non se lo fa dire due volte ed alla fine ne viene fuori una storia, una storia veramente interessante; una nuova ed inaspettata storia, che è lo stesso Biondi a raccontarci sotto.
La vita a volte è strana. Quello che penseresti perduto per sempre nell’oblìo del passare degli anni ritorna; anche dopo tanti e tanti anni. Così è successo per la storia dell’Alpino Rocco Botta. Una croce senza nome, un defunto pianto senza il conforto di una tomba dalla sua famiglia per più di cinquant’anni che adesso ha ritrovato la sua identità ed i suoi cari.
Sommocolonia 31 Ottobre 1944;
Gli Alleati della Brasiliera Expeditionera Force (la BEF), sono entrati a Barga l’11 ottobre assieme ai patrioti della XI° Zona di Pippo (per la verità questi ultimi, al comando del Vicecomandante della XI°, Tiziano, sono arrivati il 9 ottobre, 2 giorni prima…).
Per il giorno 30 ottobre gli Alleati hanno previsto un’importante operazione militare. Le truppe della BEF insieme ai Patrioti della XI° Zona devono sfondare le linee, attaccando le posizioni dell’Asse sul crinale che dal Monte Ceneri/Albiano sale verso il Monte Romecchio. Questa operazione è stata pianificata esattamente il giorno nel quale i tedeschi cedono il controllo delle loro postazioni agli alpini italiani della IV Divisione alpina “Monterosa”, appena giunta in Garfagnana; pertanto c’è un comprensibile momento di isteresi dovuto al cambio delle posizioni.
Di questo approfittano gli attaccanti riuscendo temporaneamente a penetrare all’interno del dispositivo difensivo e arrivando a vedere addirittura Castelnuovo Garfagnana; se la manovra fosse riuscita nella sua interezza avrebbe sicuramente modificato gli eventi successivi…
Sommocolonia è una delle basi di partenza per l’operazione. Il 31 ottobre, da Piazza San Rocco al mattino presto, partono due colonne di soldati brasiliani, accompagnati da soldati italiani con i muli (salmerie) del ricostituito Regio Esercito Italiano (detti “badogliani”), che puntano verso Lama di Sotto e Lama di Sopra; sono accompagnante da due residenti locali come guide: Vittorio Biondi e suo figlio Paolo Biondi. Un altro, Bertino Biondi, patriota della XI° Zona, accompagna con altri patrioti, una unità di osservazione del fuoco composta da un Tenente ed un Sergente inglesi sempre in Lama, ma seguendo un’altra strada più in alto.
Questa piccola unità verrà fatta segno a fuoco nella tarda mattina e due patrioti, tra i quali il Biondi, verranno gravemente feriti.
La colonna guidata dal quindicenne Paolo Biondi, invece, arriva in località “La Palmiretta” vicina a Lama di Sotto, e l’alpino (salmiere) Rocco Botta lascia i rifornimenti nella casa presidiata dai brasiliani, i quali nel frattempo, hanno catturato il maresciallo Zamolo della “Monterosa”, che riottosamente cerca di fuggire; nella concitazione un soldato brasiliano lo colpisce alla testa con il calcio di un Garand e lo ferisce in maniera seria. Verrà ricoverato, come prigioniero di guerra, all’Ospedale Militare Americano di Coltano, dove ritroverà il Paolo Biondi, che a sua volta lì incontrerà anche il fratello Bertino, anch’egli ferito al mattino del 31 presso una carbonaia in località Sassalta, prima di Lama.
Quindi il Paolo Biondi e l’alpino Rocco Botta, con il mulo ormai scarico, rientrano nel pomeriggio a Sommocolonia, dove giunti in Piazza San Rocco verso le 16.30, si salutano e si dividono.
Fanno però pochi passi e vengono investiti dallo scoppio di una granata di artiglieria o da un proietto di mortaio, che esplode davanti alla bottega, investendo mortalmente con le schegge l’alpino e il suo mulo, e ferendo in maniera seria il Biondi, che perderà la vista da un occhio; Paolo rotola fuori dalla piazzetta scivolando nella sottostante Via della Bulitoia, dove verrà raccolto più tardi, dai paesani che sentono le grida di dolore.
Per l’alpino Rocco Botta non c’è niente da fare. Verrà successivamente tumulato nel locale cimiterino, la prima tomba entrando a destra lungo il muro, dove è stata per oltre 50 anni, fino alla stumulazione e al successivo conferimento dei poveri resti presso il cimitero urbano di Barga.
Sulla piccola croce in legno, ricoperta da un lamierino protettivo, una scritta: “Milite Ignoto” frettolosamente attribuita dalla memoria persa degli abitanti, complice la devastante furia della guerra che ha provocato la distruzione del “Registro dei Morti” nella canonica della locale Chiesta di San Frediano.
Per anni quella piccola croce, con la scritta ormai scolorita dal tempo, ha incuriosito l’attenzione dello scrivente; sempre la stessa risposta: “era un alpino… fu colpito da una scheggia di granata il 31 ottobre insieme al tuo zio Paolo, che perse un occhio… portava i rifornimenti con il mulo in Lama”.
Il fatto era descritto preciso, ma il nominativo era andato perso. A volte addirittura confuso con altri alpini dello schieramento opposto, della “Monterosa”, ma caduti due mesi dopo. Comprensibile confusione, accelerata dal passare del tempo.
Per tutti era rimasto così fino ad oggi, l’alpino Milite Ignoto. Fino ai nostri giorni appunto perché una mattina, improvvisamente ed inaspettatamente, questa storia ha preso un’altra piega. E quel nome rimasto celato per cinquant’anni è finalmente venuto fuori.
Una mattina di questa estate il Giornale di Barga riceve una mail di richiesta di informazioni dell’Avv. Sebastiano Di Filippo, parente del Botta che descrive la morte di Rocco, avvenuta a Sommocolonia, e chiede se si hanno notizie dei resti mortali e di dove sono seppelliti.
L’avvocato Di Filippo fornisce generalità e circostanze in merito alla morte, tratte da precisa fonte militare. Spiega che l’alpino è stato insignito della Croce di Guerra al Valore Militare “alla memoria”. “Alpino salmerista – recita la motivazione -, offertosi volontariamente per rifornire un reparto Alleato impegnato in aspra zona montana fortemente battuta dai tedeschi, cadeva colpito a morte nell’espletamento della sua missione. Esempio di sereno coraggio e di alto senso del dovere”. Barga, Garfagnana, 8 Ottobre 1944”.
L’arguto e sveglio Direttore, Luca Galeotti, dirotta subito la richiesta a chi vi scrive. Faccio due più due, nonostante due errori nella stessa frase del testo fornito dal Ministero; la località: Barga è Media Valle del Serchio e non Garfagnana, e la data della morte che, corretta, è 31 Ottobre 1944, e non 8 Ottobre 1944. Considerando che i brasiliani della BEF entrano a Barga il l’11 ottobre, era impossibile che l’8 morisse il Botta intento a portare i rifornimenti. Succede….
Ma alla fine viene fuori che l’alpino Rocco Botta, è QUELL’ ALPINO! Il Milite Ignoto, ormai non più ignoto! Insomma erano proprio suoi i resti rimasti senza un nome per tanti decenni: Rocco Botta, nato il 14.11.1923 a Siano (Salerno), morto il 31.10.1944 a Sommocolonia (Lucca), Alpino del 10° Reparto Salmerie, XX Raggruppamento Salmerie. Colpito assieme al Paolo Biondi, che, vivente, a precisa domanda, conferma esattamente data, orario e circostanze.
La chiusura del cerchio era trovare il luogo attuale di riposo del Botta, per permettere ai familiari di porre un fiore e recitare una preghiera. Desiderio legittimo, ricerca doverosa per un appassionato di Storia Militare, anche se non facile visto i tanti anni trascorsi.
Un paio di telefonate a Barga, e la mattina del 14 agosto un bravo operaio comunale, il signor Mariani, in un attimo mi mostra una cassettina di zinco con sopra un foglietto giallo: Milite Ignoto, Rocco Botta… Emozione, stupore.
“Come mai – chiedo all’operaio – hai tenuto i resti senza metterli nell’ossario comune?
“Quando si tratta di soldati – mi risponde -, siccome spesso i parenti cercano notizie, li metto in un sacchetto e li catalogo. Per ritrovarli in caso di richiesta”.
E bravo il nostro Mariani! Un gesto di grande sensibilità ed attenzione il suo, che ci permette oggi ,a 70 anni di distanza di riconsegnare i resti alla famiglia.
Sarebbe bellissimo poter organizzare un evento della Memoria di questo alpino il prossimo 31 ottobre, in occasione appunto dell’anniversario della morte e riconsegnare i resti (e la croce che per tanti anni è rimasta a Sommocolonia e che ancora esiste) ai familiari. Agli abitanti rimasti di Sommocolonia e alle Autorità Comunali, farà sicuramente piacere conoscere i parenti del Botta, e accompagnarli in visita ai luoghi che gli furono ultimi.
E sicuramente sarà così. Il sindaco di Barga, Marco Bonini, informato del ritrovamento e della notizia, ha già confermato l’intenzione del Comune di organizzare per il 31 ottobre la cerimonia.
Vittorio Lino Biondi
Sulla battaglia del 31 ottobre
La battaglia, per completezza di informazione, ebbe poi un esito assai …deludente per gli Alleati.
Non sempre le cose in guerra vanno come si pianificano. Una certa approssimazione da parte degli attaccanti, scarse difficoltà tecniche relative ai materiali impiegati (i brasiliani usano il Sistema Metrico Decimale, ma i congegni di mira delle armi e dei sistemi di puntamento erano espressi in unità inglesi (yarde, pollici, piedi, inc…) determinarono pertanto un rallentamento dell’avanzata, e la conseguente manovra di ritirata. Il fronte rimarrà nelle stesse posizioni per altri sei mesi.
BOTTA ROCCO
di Antonio e di Leo Lucia
Croce di Guerra al Valore Militare “alla memoria”
Alpino – 10° Reparto Salmerie “Valdieri”, XX Raggruppamento Salmerie. Nato il 14 novembre 1923 a Siano ed ivi residente – Celibe. Morto il 31 ottobre 1944, a Sommocolonia di Barga (LU), per ferite riportate in combattimento. Sepolto nel Cimitero Comunale di Barga (LU). Successivamente i Resti Mortali sono stati traslati, nell’Ossario Comune del Cimitero di Barga (LU).
Richiamato alle armi per mobilitazione, il 13 gennaio 1943, è assegnato al 78° Reggimento di Fanteria, di stanza a Bergamo. Ricoverato presso l’Ospedale Militare di Bergamo, il 4 aprile 1943, viene dimesso il 1° maggio ed inviato in licenza di convalescenza, per 20 giorni. Rientrato al reparto il 24 maggio, è trasferito il giorno 30, al 112° Reggimento di Fanteria, dislocato a Savona ed impiegato nella difesa della fascia di copertura costiera, in Liguria. In luglio segue il proprio reparto nel Lazio, a Sud di Roma, nella zona dei Colli Albani, svolgendo compiti di difesa costiera, dalla foce del fiume Garigliano ad Ardea. Appresa la notizia dell’Armistizio, l’8 settembre 1943, riesce a sfuggire alla cattura dei Tedeschi, facendo ritorno a Siano. Concessagli una licenza straordinaria, il 20 gennaio 1944, si presenta presso il Distretto Militare di Salerno, il 15 aprile. Trasferito l’11 maggio, al Centro di Smistamento della 210ª Divisione Ausiliaria Italiana, inquadrata nella Quinta Armata U.S.A., viene inviato a ridosso del Garigliano, con i reparti impiegati nella testa di sbarco di Anzio. Il 17 maggio, partecipa ai cruenti combattimenti nella zona Nord di Cassino e il 5 Giugno alla Battaglia di Anzio. Liberata Roma, risale la Penisola al fianco dei reparti militari Alleati, i quali devono fermare la propria avanzata, sull’Appennino Tosco – Emiliano, a causa della robusta linea difensiva, organizzata dai tedeschi, denominata “Linea Gotica”. Trasferito al 10° Reparto Salmerie “Valdieri”, del XX Raggruppamento Salmerie, viene impiegato in servizi logistici vari, a sostegno delle truppe Alleate. Il 31 ottobre 1944, si offre volontario per rifornire di viveri e munizioni, un gruppo di soldati Brasiliani della B.E.F (Brasiliera Expeditionera Force), asserragliati in una casa colonica situata in località “La Palmiretta” (ad 1 Km a Nord di Sommocolonia). Accompagnato da una guida locale, il tredicenne Paolo Biondi, l’alpino salmerista Rocco Botta espleta la missione affidatagli, facendo ritorno nel primo pomeriggio a Sommocolonia di Barga (LU). Giunti nella locale Piazza San Rocco, vengono entrambi colpiti da una granata nemica, le cui schegge investono mortalmente il Botta ed il proprio mulo, ferendo al contempo in maniera seria la giovane guida, che in seguito perderà irrimediabilmente la vista dell’occhio destro. Muore il 31 ottobre 1944, in località Sommocolonia di Barga (LU), in seguito alle gravi ferite riportate alla testa. In virtù del coraggio mostrato sul campo di battaglia, gli viene concessa la Croce di Guerra al Valore Militare, “alla memoria”.
Motivazione della decorazione
“Alpino salmerista offertosi volontariamente, per rifornire un reparto Alleato impegnato in aspra zona montuosa, fortemente battuta dai Tedeschi, cadeva colpito a morte nell’espletamento della sua missione. Esempio di sereno coraggio e di alto senso del dovere”. Sommocolonia diBarga (Lucca), 31 ottobre 1944 (B.U. 21 del 1945).
Tag: rocco botta, brasiliani, vittorio lino biondi, Sommocolonia, 26 dicembre 1944
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