Nel precedente articolo, lasciando Barga alla mattina del 26 dicembre 1944, da cui si vedeva Sommocolonia “Avvolta in una nube di polvere”, siamo saliti a quel paese per vedere cosa stava avvenendo. Era in atto la controffensiva delle forze dell’Asse, con la stessa Sommocolonia epicentro della loro prima azione, nel complesso tesa alla riconquista del territorio di Barga, da loro abbandonato con la distruzione dei ponti agli inizi dell’ottobre e ora in mano alle forze Alleate
In pratica c’era stato l’arretramento della Linea Gotica verso nord, alcune centinaia di metri, e le forze dell’Asse, in questa mattina del 26 dicembre, avevano iniziato la riconquista del territorio prima abbandonato, con la fantasiosa idea di ricacciare molto più indietro il fronte Alleato. Qualcuno sentì dire che addirittura volessero giungere sino a Roma.
Per ora non lasciamo ancora Sommocolonia, la patria politica di Capitan Galletto, perché, oltre alla testimonianza del partigiano Corneli, detto “Balistite”, ripubblicata nel precedente articolo, ci pare interessante offrire al lettore altre testimonianze che parlano di quella vera e propria battaglia che si combatté su quel colle tra le forze dell’Asse e gli Alleati.
Ci soffermiamo ancora qui, a Sommocolonia, perché ci pare sia poco apprezzato il sacrificio che dovette subire questo paese, specialmente nelle sue cose e uomini, come tutti, innocentemente immolati sull’altare del dio della guerra. Senza trascurare che qui si ebbero altre decine di vittime tra soldati di ambo le parti e Partigiani, con l’eroico sacrificio del tenente americano John Fox, che circondato nella torre di Sommocolonia da un centinaio di soldati dell’Asse, chiese alle artiglierie amiche che lì fossero dirette le loro scariche, così decidendo della sua vita nella speranza di arrecare danno al nemico.
Circa il numero di tutte le vittime di Sommocolonia, con le sue distruzioni, ci avvaliamo di uno specchietto pubblicato nel libro di Vittorio Lino Biondi “La Battaglia di Sommocolonia”, Comune di Barga 2008, a pag. 45:
“Perdite a Sommocolonia:
- Civili 7.
- Partigiani 7 + 15 Dispersi.
- Americani 43-50 +12 Dispersi.
- Tedeschi 70-80 +20 Dispersi.
- Americani prigionieri 10-12.
- Totali vittime accertate: 132-149 caduti e molti feriti.
Danneggiamenti:
- Oltre il 60% delle abitazioni è stato bombardato e distrutto.
- La chiesa parrocchiale completamente distrutta.
- La Rocca, la Torre, l’acquedotto pesantemente danneggiati.
- Le mine e gli ordigni infestarono il paese e i campi circostanti provocando vittime anche successivamente alla fine della guerra.”
Se questo elenco ci fa capire cosa volle dire la Battaglia di Sommocolonia e, ristabilita la Linea Gotica com’era prima del 26 dicembre, cosa produsse di danni nel paese il conflitto mondiale sino al suo termine: aprile 1945, vediamo ora le altre testimonianze cui si faceva riferimento in apertura dell’articolo, così rimmergendoci, come dal titolo, in quel tristissimo Natale Barghigiano.
Le testimonianze sono tratte dal libro “La Battaglia e il Bombardamento a Sommocolonia –Testimonianze dal vivo”, curato da Solace Wales Sheets e edito da se stessa nel 1996. Si tratta di un lavoro in cui l’Autrice ha inteso raccogliere delle testimonianze sul passaggio della guerra a Sommocolonia, paese in cui aveva deciso di vivere, questo con il lodevole intento di contribuire a non dispendere una triste e importante memoria, mantenuta intatta nei suoi abitanti. Racconti volutamente lasciati nel modo di parlare di quella gente, senza interventi letterari.
Questa una delle memorie raccolte da Solace Wales sheets – Pina Chiappa:
“Il Natale (del ’44) fu calmo. Era una giornata splendida, anche bello caldo, per essere dicembre, bello. C’era il prete che fece la Messa.
Vennero tutti i soldati in chiesa. Fecero questa bella festa di Natale alle quattro il giorno però, perché la sera (dovevamo rinchiuderci nei fondi).
Nessuno si sarebbe reso conto che il giorno dopo era quello della battaglia e noi si andò tutti in chiesa. E c’erano tutti questi americani, tanti vennero a Messa. Disse la Messa soltanto il prete e poi chiuse perché sapevamo che dovevamo andare dentro.
E anche (i soldati facevano) un po’ di baldoria, perché in America era festa grossa per Natale. Avevano tanta roba. Tanta. Tanta cioccolata, tanta di quella roba che io non mi posso neanche immaginare, biscotti (e tutto). Anche il ventiquattro la portarono. […]
Li davano anche alla gente – erano molto garbati. Ci davano mangiare. Il giorno di Natale si stette veramente bene. Era calmo. (I soldati americani erano) bravissimi –quando videro che c’erano civili erano contenti come pasque. […]
Per Natale le case (erano) piene di soldati, piene , piene, piene. Noi tanto si dormiva nei fondi e i soldati erano tutti per le case così, per i letti con tutti quei sacchi a pelo, avevano… Noi si rimase qui a fare la guerra con questi. […]
Pacifici, forse anche un po’ ubriachi perché il giorno di Natale fecero un po’ di baldoria. La mattina alle quattro o le cinque del ventisei, presto, era notte quando attaccarono.
I tedeschi scesero giù, entrarono subito con la mitraglia per le case, per le strade. Lassù al monumento fecero un po’ di resistenza i partigiani. Avevano preso quella posizione lì, ma erano troppi pochi. Non potevano reggere.”
Scappando dal Paese – Primo Mazzolini:
“Sentì bussare alla porta del fondo. Qualcuno andò ad aprire e davanti a noi c’erano tre soldati tedeschi con fucile. Non ci fecero nulla, ci mandarono via.
Ci dissero di scappare. Ci fecero andare verso il cimitero. Al cimitero era tutto minato, non ci si poteva andare. Noi si fece il giro della piazza sopra i morti –era un finimondo! La piazza sembrava un cimitero di morti.
Poi (si andò) su per andare alla scuola – era un finimondo. Non si può sapere quanti ce n’era, tra americani, tedeschi, partigiani – tanti cadaveri.”
Gina Marchetti Cosimini:
“Paura forte? Paura più forte fu quando vennero giù i tedeschi. Allora fu tanta perché era notte e c’era tutto un silenzio.
Avevamo il comando americano in questa casa (casa Moscardini). […]
Insomma la mattina fu tutta una sparatoria… (Un americano nero) era lì sopra in casa, su in cucina e noi eravamo nel fondo. La cannonata picchiò di sopra e lui restò ferito. Lui è venuto giù nel nostro letto, poverino. Ferito nel nostro letto l’abbiamo curato –ma a raccontarla altro che storia! Credo che dopo morì, poverino, lì nel pozzo. […]
Dico: Oddio, bisogna andare via perché qui dopo ci tirano le bombe. […]
C’era un uomo che era ferito di guerra, Amerigo si chiamava, che ora è morto, e gli dissi: O Amerigo, ma come si può fare ad andare fuori?! Noi qui rischiamo! Perché cominciavano già gli apparecchi. (Era il 27).
Allora disse lui: Ascoltate, io esco fuori con un lenzuolo bianco per vedere se ci sono i tedeschi o se ci sono gli americani. Io mi arrendo che non vengano qui nel fondo. […]
i andò via quando poi era cessato. Era impressionante. Poi ci avevamo i vecchi, poverini, che non camminavano. La mia nonna era vecchia, vecchia –guarda quante cose!
C’erano tutti i fili del telefono, tutti fili che non si sapeva se erano di bombe o fili di telefono. Invece erano tutti fili bianchi. Non sapevamo dove mettere i piedi. Erano tutti morti. Trovavamo morti per la strada. Bisognava abbaccargli addosso (N.D.R.: camminarci sopra)perché non si sapeva dove passare. Che impressione!”
Come si è capito, per la gente di Sommocolonia rimasta in paese, quando fu possibile e rischiando, ebbe inizio la fuga verso luoghi un poco più sicuri, poi scendendo ai casolari nella Valle di Corsonna o raggiungendo altre zone più lontane. Così fu per tutto il restante territorio del Comune di Barga dal 27 dicembre, che vedremo nei prossimi articoli.
Ricordiamo che lo scrittore americano James Mc Bride, venendo in visita a Barga e Sommocolonia con i reduci della Divisione di colore Buffalo e conosciuta la storia del loro sacrificio, volle poi scrivere il libro “Miracolo a S. Anna”, da cui è tratto l’omonimo film di Spike Lee”, quale omaggio agli eroi neri di Toscana durante la Linea Gotica. In entrambe le opere rivive anche la Battaglia di Sommocolonia.
Terminiamo la visione di Sommocolonia con un’altra testimonianza raccolta nel libro di Solace Wales sheets, avuta da Bonafede Moscardini. La sunteggiamo: alcuni che si erano ritirati in un fondo di una casa ai limiti del paese, tenuti sotto sorveglianza da due sentinelle tedesche, tra il 26 e il 27 dicembre e per tutta la notte udirono l’incessante tuono del cannone tedesco che bombardava Barga. Ogni tanto questi poveri fuggiaschi erano chiamati all’aperto dalle due sentinelle, che con loro gran divertimento, volevano partecipassero allo spettacolo di Barga che bruciava, cui torneremo con il prossimo articolo.
(continua)
Tag: 26 dicembre 1944, john fox, guerra a barga, Sommocolonia, Linea Gotica, buffalo
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