Spending review, a rischio i piccoli ospedali. Remaschi sollecita i sindaci sull’ospedale unico

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I piccoli ospedali potranno o dovranno essere drasticamente tagliati e non è esclusa la chiusura di quelli i con meno di 120 posti letto. Lo prevede il DL sulla spending review. Non è che il Governo disporrà di fatto la loro chiusura, ma il drastico calo dei trasferimenti statali alle Regioni porterà verso queste scelte in molti casi.

Entro tre mesi potrebbero sulla carta essere chiusi 216 ospedali “piccoli”, vale a dire i nosocomi con meno di 120 posti letto, per un totale di 13591 posti letto in meno. Questi gli effetti della spending review decisa dal Governo, che prevede appunto una riduzione di 30 mila posti letto, che negli ospedali pubblici italiani dovranno passare da 252mila a 222mila. La razionalizzazione della spesa sulla salute pubblica si fonda su un taglio netto del fondo sanitario nazionale di cinque miliardi in tre anni (uno nel 2012 e due nel 2013 e nel 2014.

In Toscana gli ospedali “incriminati” sono a Fivizzano (Ms), Pontremoli (Ms), Barga (Lu), Castelnuovo Garfagnana(Lu), San Marcello (Pt), Volterra (Pi), Portoferraio (Li), Bibbiena (Ar), Sansepolcro (Ar), Cortona (Ar), Orbetello (Gr), Pitigliano (Gr), Casteldelpiano (Gr), Figline Valdarno (Fi).

Con le minori entrate che giungeranno alla Regione dal Governo proprio in ambito di spesa sanitaria, come farà la Regione a garantire la sopravvivenza di questi presidi?

Abbiamo girato la domanda a Marco Remaschi, presidente della IV Commissione Sanità della Regione Toscana (nella foto), soprattutto pensando alla situazione ospedaliera della Valle del Serchio. Remaschi non vede nell’immediato chiusure dei piccoli ospedali, ma si dice molto preoccupato per la drastica riduzione di trasferimenti statali alla spesa sanitaria regionale.

“Ad oggi non si parla di chiusura di presidi ospedalieri – ci ha detto – certo è che la situazione risulta molto complicata anche per quanto riguarda la Valle del Serchio. Il Governo ha predisposto tagli lineari ai trasferimenti per le Regioni, di conseguenza ci sarà bisogno di mettere in campo una diversa organizzazione dei servizi capace di rispondere comunque ai bisogni di salute dei nostri cittadini. A riguardo è da mesi che sollecito i sindaci della Valle a compiere una scelta precisa sul nuovo ospedale unico, a muoversi più celermente verso questa strada; rischiamo invece di rimanere impantanati su posizioni discordanti circa la localizzazione del nuovo plesso quasi sempre animate da sterile campanilismo.

Spero comunque che si riesca a far prevalere il buon senso: in questa vicenda c’è bisogno di produrre una convinta accelerazione tale da permettere di lanciare un messaggio chiaro e definitivo a quel partito, strisciante e trasversale, del “non ne facciamo più niente” che in alcuni momenti sembra farsi avanti.

I tagli annunciati dal Governo – precisa ancora Remaschi – paiono generalisti ed iniqui non tenendo in assoluto conto delle scelte compiute in questi anni da alcune regioni come la nostra mirate a cercare di governare al meglio la spesa sanitaria.

Ci aspettavamo insomma per la Toscana, come per le poche altre realtà virtuose del nostro Paese, l’individuazioni di meccanismi premiali capaci di distinguerne l’operato rispetto a chi invece da anni risulta esser causa del grave disavanzo registrato dalla spesa sanitaria italiana”.

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