Nasce a Lucca il primo museo virtuale per conoscere l’emigrazione di ieri e di oggi

-

Un click per conoscere la storia dell’emigrazione italiana. Nasce a Lucca, ad opera della Fondazione ‘Paolo Cresci per la Storia dell’Emigrazione Italiana’, il ‘Museo dell’emigrazione italiana on line’, il primo in Italia.
L’iniziativa è stata presentata sabato 17 settembre a Palazzo Ducale a Lucca.
Il sito è stato presentato dal presidente della Provincia e della Fondazione ‘Cresci’, Stefano Baccelli, insieme al direttore della Fondazione Pietro Luigi Biagioni e a Maria Rosaria Ostuni, responsabile scientifico della Fondazione. Sono intervenuti, inoltre, il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio, Arturo Lattanzi, il presidente della Camera di Commercio di Lucca, Claudio Guerrieri, e il presidente dell’Associazione Industriali, Andrea Guidi.
L’evento si è aperto alle ore 10 con l’annullo filatelico con il logo creato appositamente per la Fondazione da Jean Michel Folon.
«Il Museo Virtuale – spiega il presidente Stefano Baccelli – vuole, innanzi tutto, colmare un vuoto nella storiografia italiana che ancora non ha approfondito a dovere le tematiche legate al fenomeno migratorio. Primo in Italia, ‘racconta’ l’emigrazione, pagina di storia italiana che ancora deve essere scritta nella sua interezza.
Il sito – prosegue Baccelli – valorizza anche quella emigrazione fatta di persone che erano in possesso di un mestiere specializzato e che sono andate in altri Paesi perché offrivano migliori occasioni per raggiungere traguardi economici e sociali difficilmente conseguibili in patria. Uomini e donne per i quali l’emigrazione era soltanto una delle possibili scelte di vita. Anche di queste persone e delle loro storie, vogliamo dare una testimonianza e far sì che la memoria non vada perduta».
Il sito del Museo dell’Emigrazione tratta gli argomenti su diversi livelli: vi è, infatti, un profilo generale che tratteggia caratteristiche e aspetti fondamentali del fenomeno emigrazione, un approfondimento per tutti coloro che ne vogliono sapere di più e un’Antologia, nella quale si possono leggere documenti ufficiali, relazioni di enti che si occupano di emigrazione, brani letterari o lettere di emigranti.
«Il progetto del Museo Virtuale – entra nel dettaglio il direttore della Fondazione Cresci, Pietro Luigi Biagioni -, con i suoi tre livelli di lettura, rappresenta un qualcosa di assolutamente originale nel panorama della storia dell’emigrazione italiana. Proprio per valorizzarlo al massimo, i testi  saranno in tre lingue: italiano, inglese e spagnolo e, naturalmente, sarà presente un’ampia scelta di immagini e filmati, tratti da interviste di emigranti e musiche, provenienti dal ricchissimo patrimonio della Fondazione Cresci, ma anche da altre istituzioni, come enti, archivi e biblioteche, nonché da famiglie e singoli emigranti.
Il museo, inoltre, sarà accessibile ai non vedenti e per questo motivo l’Unione Italiana dei Ciechi e degli ipovedenti ha concesso il patrocinio all’iniziativa».
Un elemento di notevole interesse che arricchisce il Museo è la possibilità di visitare virtualmente la mostra ‘Lungo la scia di un’elica’, allestita dalla Fondazione Paolo Cresci e dalla Provincia a Palazzo Ducale: con un click del mouse non solo si possono visitare le diverse sezioni della mostra, ma anche approfondire alcune tematiche, attraverso specifici collegamenti ipertestuali.

IL PROGETTO – Il Museo Virtuale è stato realizzato su progetto scientifico della dottoressa Maria Rosaria Ostuni, con la collaborazione di Pietro Luigi Biagioni, Alessandro Sesti per la grafica e Marinella Mazzanti per l’organizzazione generale. La realizzazione multimediale è stata curata dall’agenzia web Directo e il tour virtuale da Stefano Morelli, Fabio Natali e Andrea Dalle Luche. Il progetto è stato realizzato grazie al contributo della Regione Toscana, della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e della Fondazione Banca del Monte di Lucca.

FONDAZIONE PAOLO CRESCI – La Fondazione Paolo Cresci per la storia dell’emigrazione italiana è nata nel 2002 per volontà dell’amministrazione provinciale di Lucca, che nel 1998, aveva acquisito l’Archivio del ricercatore fiorentino Paolo Cresci (scomparso l’anno prima), il quale, in molti anni di lavoro, aveva sottratto alla distruzione e alla dispersione un incredibile patrimonio di storia e di cultura. Si tratta della più importante raccolta di documenti della e sulla emigrazione italiana, ricca di migliaia di lettere, fotografie, passaporti, documenti di archivi pubblici e privati, libri, riviste e vario materiale, riguardanti tale fenomeno.
La Fondazione vuole arricchire l’archivio, valorizzarlo, farlo conoscere in Italia e all’estero. La scelti dai questo impegno è dettata dalla consapevolezza che la storiografia italiana ha dedicato scarsa attenzione all’emigrazione. Di conseguenza, compito prioritario della Fondazione è avviare e facilitare tutte le iniziative utili a far conoscere la storia sociale, economica ed umana dei 26 milioni di italiani emigrati. Uomini e donne, spesso intere famiglie o consistenti pezzi di comunità locali che, partiti con pochi soldi in tasca e la famosa valigia di cartone, hanno contributo fortemente alla crescita economica e civile di Paesi lontani. Molti con il lavoro e l’intelligenza, hanno raggiunto soldi traguardi e posizioni di prestigio.

EMIGRAZIONE: UN QUADRO GENERALE – Fra i Paesi industrializzati, l’Italia è l’unico che ha avuto un’emigrazione di massa, protrattasi dagli ultimi decenni dell’Ottocento sino agli anni Settanta del Novecento, e caratterizzata da una dispersione geografica in tutto il mondo. Circa la metà degli emigrati raggiunse  paesi europei mentre il resto ebbe come destinazione principale le Americhe e, in minima parte, l’Australia. L’esodo ha toccato in un secolo la cifra di 26 milioni: 5,7 milioni sono andati negli Stati Uniti; 4,4 milioni in Francia; 4 milioni in Svizzera; quasi 3 milioni in Argentina; 2,5 milioni in Germania; 1 milione e mezzo in Brasile.
Quelli che vengono definiti “fattori di espulsione” riguardavano l’agricoltura italiana, minacciata dalle importazioni a basso prezzo di grano americano e di altri cereali e dalla concorrenza di alcuni paesi europei nel commercio dell’olio e del vino. I contadini, cacciati dal circuito agricolo, non potevano trovare diverso impiego in un paese ancora all’inizio dell’industrializzazione.
Infatti la nascente industria meccanizzata tagliava fuori dal mercato del lavoro abili artigiani e operai specializzati che scelsero di espatriare in paesi più arretrati dove era  ancora possibile valorizzare il proprio patrimonio di saperi. In seguito, a fiumana, lasciarono l’Italia i lavoratori non specializzati, provenienti sia da aree rurali che urbane.
Partirono per primi gli abitanti delle regioni del Nord, diretti in prevalenza nell’America Latina; poi, quelli del Sud verso  il Nord America. Numericamente furono le regioni del centro le meno interessate dal fenomeno. Il Veneto, insieme al Friuli-Venezia Giulia, è la regione che più ha dato all’emigrazione: un quinto del totale.

Lascia per primo un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.