Negli anni ’90 Ivo Moriconi, allora titolare dell’omonima cartolibreria, ebbe la buona idea di raccogliere e pubblicare in modo accurato ma informale appunti, ricordi e quant’altro sulla vita barghigiana seguendo la sua passione per la storia.
“Sono venuto in possesso di alcuni scritti antichi riguardanti personaggi, vicende e luoghi della nostra Barga – Così introduceva la pubblicazione del libretto che stiamo per proporvi – Della loro lettura io mi sono molto dilettato e penso possa essere un piacere anche per altri che si appassionano a queste cose.
Ho pensato, allora, di farne una piccola serie da mettere a disposizione di tutti.
Poiché, però, non sarà possibile produrne tante copie, dovrò necessariamente farli da me, e mi scuso fin d’ora per la loro veste modesta; spero che supplisca il loro contenuto.
Anticipatamente ringrazio per l’accoglienza che verrà loro riservata.
Questo libretto riguarda il terremoto avvenuto nella notte tra il 4 e il 5 marzo 1902 e ciò che ne seguì tra la popolazione giustamente spaventata.
Buona lettura”
Così Ivo Moriconi presentava lo scritto di Marianna Marchetti di Tiglio, testimone oculare ed in seguito cronista di quel lungo periodo di paura, danni e speranze che per giorni attanagliò la popolazione di Barga e del suo comune, e nel riproporlo sul web, anche noi vi auguriamo buona lettura.
La sera del 4 Marzo sebbene fredda con una brezzina pungente, era bella, serena, tranquilla da farci sperare un felice riposo.
Fino dalle ore 9 di sera da alcuni del paese fu avvertita una leggera scossa di terremoto, un’altra alle ore 11 e una terza più sensibile verso la mezzanotte. Molti insospettiti, si alzarono dal letto e alcuni uscirono anche di casa, ma i più immersi nel sonno non le avvertirono.
Circa alle ore tre e un quarto della mattina del dì 5 si udì un’altra scossa piccola, di breve durata; pochi minuti dopo un’altra, poi una terza, una quarta, una quinta a distanza di cinque minuti circa l’una dall’altra e finalmente una sesta cosi forte che mise in allarme tutto il paese. Fu allora un movimento generale. Le strade, le piazze cominciarono ad affollarsi e la gente in atto di sgomento cercava di uscire più che mai dalle proprie abitazioni. Circa alle ore 4 e mezzo si udirono suonare le campane del Duomo, fu esposto immediatamente il Santissimo Sacramento alla pubblica venerazione con l’idea di tenerlo esposto tutto il giorno e molta gente si riversò in Chiesa a pregare.
Dall’ultima scossa alle ore 5 se ne sentirono almeno 6, Alle 5 e mezzo né ripeté un’altra che impressionò l’intera popolazione. Tuttavia nella speranza che oramai con queste due forti scosse, tutto fosse cessato, la maggior parte della popolazione si era ritirata dalle strade per riprendere le proprie occupazioni mentre altri se ne erano andati ad ascoltare la S. Messa in qualche Chiesa del paese per implorare a Dio la cessazione di sì tremendo flagello. Nella Chiesa dell’Annunziata fu scoperta l’immagine della SS. Vergine salutata dall’Angelo. Nella Chiesa del SS. Crocifisso l’immagine del taumaturgo S. Antonio e quivi pure accorse una folla devota. Si pregava e si sperava, ma non cessarono le piccole scosse, nella mattinata al dire di molti che si trovavano in casa, ma non avvertite da chi era all’aperto. Ben presto doveva succeder di peggio.
Erano le 8 e mezzo circa quando sopravvenne un’altra terribilissima scossa, ondulatoria e sussultoria al tempo stesso con una romba spaventosa che mise il terrore in tutti.
Le case scuotevano in una maniera così furiosa che da un momento all’altro si temeva che si squarciassero. I campanelli degli usci suonavano a gran distesa, le masserizie traballavano, caddero diversi camini e molte case tirarono delle screpolature, specie nelle cantonate e nei muri interni, di modo che i proprietari hanno dovuto risarcirle con molte leghe.
Mai a memoria di uomo era successa una scossa così forte. Fortunatamente fu breve, forse tre o quattro minuti, che se avesse continuato per altri pochi, Barga poteva dirsi assolutamente distrutta. Lo spavento nondimeno fu grande e più raccapricciante per quelli che si trovavano nelle Chiese. Fu un fuggi fuggi, un momento di terrore indescrivibile.
Tutti in preda ad una terribile agitazione, non sapevano più a che partito appigliarsi. Dappertutto erano grida spaventevoli. Non si sentivano che delle voci sparse qua e là chiedendo consigli e conforti al tempo stesso. Il Brigadiere dei Carabinieri Sig. Spero Arcangioli nativo di Lamporecchio il primo fra tutti (è doveroso il dirlo) percorse il paese e mentre incoraggiava la popolazione, consigliava tutti di andare all’aperto. Il Fosso e il Bastione furono il principale ricovero per tutti i paesani che ogni tanto sentivano tremare la terra sotto i piedi.
Nel corso del giorno furono molte le scosse da non poterle numerare precisamente, però leggiere con romba sorda che si dipartiva di là dall’Appennino verso S. Anna e Barigazzo. Fu sgombrata immediatamente la Chiesina della Fornacetta perché la cupola minacciava rovina e levato il Santissimo fu portato in Duomo.
Poco dopo lo stesso Brigadiere prudentemente fece sgombrare ancora la Chiesa del Duomo per timore che le scosse si ripetessero più forti e succedesse una catastrofe. Quei momenti furano di terrore.
Veder trasportare Gesù Sacramento sul bastione, depositarlo alla meglio perché al momento non era preparato nulla, destava raccapriccio.
I soli rami del Cedro del Libano fecero per qualche momento da Padiglione al Signore dell’Universo. Più tardi fu improntato un Altare meglio che si poté e quindi fu tenuto alla pubblica venerazione.
Vi fu portata pure la SS. Annunziata, immagine tanto miracolosa, che tante altre volte in simili circostanze fu esposta in cotesto luogo perché con la sua potente intercessione pregasse il suo Divin Figlio per questo popolo che piangente la supplicava.
Il Fosso così chiamato che ha servito sempre di ricreazione e di svago ai Barghigiani non solo ma ai forestieri che qui passano i mesi dell’estate, in quei giorni era divenuto un tempio, una chiesa e in quella terra si inginocchiavano tutti riverenti davanti all’Altissimo e alla Madre sua recitando preci di penitenza colle lacrime agli occhi di tutti gli astanti per timore pur troppo di un meritato castigo. Non mancò mai l’assistenza di giorno e di notte di un sacerdote e molti nella mattina vi celebrarono la Messa e fu un continuo pregare.
Veder poi le povere madri tutte scarmigliate stringere al seno i loro cari piccini, esporli il giorno ai raggi del sole e la notte alla rugiada cadente, porgerli colle manine accoppiate spaventati anch’essi in atto supplichevole alla Vergine benedetta, era uno spettacolo lacrimevole. Voltando lo sguardo a destra e a sinistra non vedere altro che gruppi di persone che si ispiravano debolmente coraggio a vicenda, ciascuno col suo fagottino contenente un po’ di pane per rifocillare alla meglio i loro corpi, faceva male, non si poteva reprimere un sospiro e sentirsi una stretta di cuore opprimente. Certi momenti non si possono descrivere, bisogna ritrovarcisi per sapere quel che sono di doloroso. Una povera donna svenne sulla piazza del Fosso, a un’altra sofferente di cuore, prese male, e portata a casa il giorno dipoi morì. La notte dello stesso giorno nessuno abitò nelle case.
Chi andava e chi veniva a tenere compagnia al Santissimo Sacramento e alla Vergine Santa sul bastione. Molti stettero per le capanne fino a 25 e 30 persone per ciascuna, quali avevano fatto delle tende per ripararsi soltanto dall’aria, altri avevano preso a nolo le carrozze coperte che si trovavano nel paese per rifugiarci i loro figliuoletti lattanti e così avevano cercato di adattarsi alla meglio. Ci si incontrava per le strade ci guardavamo col viso pallido e scontraffatto e non si aveva coraggio di proferire parola, soltanto dalle labbra mute sembrava che uscisse quell’accento. Se non ci vediamo più, ci riuniremo nell’altro mondo.
A questo pensiero il cuore addolorato batteva violento. Era inutile lusingarci, era inutile fare gli spiriti forti, la paura non passava, perché ogni tanto si ripeteva qualche scossetta, che ci faceva tremare. Il giorno 6 e la notte seguente fu tenuto sempre il Sacramento e il simulacro della Vergine sul bastione. Altre piccole scosse, successero in questi giorni, ma queste pure non si potevano numerare con precisione, perché nell’allarme di tutta la popolazione, troppe se ne raccontavano.
Il 7 vedendo che il cielo pareva annuvolasse, dopo aver ispezionata la Chiesa della Collegiata e le altre Chiese fu stabilito di riportare il Santissimo al suo posto e la SS. Annunziata pure alla sua Chiesa.
Non si può descrivere il popolo accorso per questa circostanza, Barga era gremita.
Furono fatte due solenni processioni con tutte le Confraternite locali riportando il Santissimo al Duomo e la Vergine alla sua destinazione. Ambedue fecero il giro del paese cantando inni di lode in ringraziamento di essere tutti salvi.
Sempre però intimoriti perché si sentiva ogni tanto qualche scosserella non notate da tutti perché piccole, si viveva colla speranza che volessero cessare del tutto. Ma fu illusione, ogni tanto se ne sentiva di nuove.
Quando meno ce l’aspettavamo il dì 11 alle 12 e mezzo una scossa pronunziata si fece nuovamente sentire dal popolo di Barga. Non si può descrivere l’impressione che recò, tutti si riversarono di nuovo per le strade. Alle 13 suonate ripeté ancora più forte.
Le persone oramai impressionate da tanti giorni credendo forse che volesse ricominciare un altro periodo non sapevano più che risolvere talmente che la notte si decisero di stare all’aperto e molte persone dormirono per ben parecchie notti nelle capanne non avendo il coraggio di stare in casa. I giorni passavano e di tanto in tanto continuava a farsi sentire qualche scosserella che ci teneva in timore.
Si arrivò al dì 31. Eravamo abbastanza calmi, qualche altro piccolo moto tellurico si era fatto risentire nei giorni passati, ma ben piccola cosa.
Anzi si diceva da molti ed anche dal Padre Bertelli dell’Osservatorio di Firenze che si sarebbero sentite altre scosse, ma minori e non da impressionare, come le prime e finalmente sarebbero andate a cessare del tutto. Tutto questo incoraggiava abbastanza, ma purtroppo non fu così. Alle 8 e 12 minuti di detta sera, una romba impetuosa si fece nuovamente sentire.
Fu breve ma forte simile ad una mina che scoppia lontana. Quasi subito dopo, si ripeterono altre due scosse ondulatorie e di breve durata. Nuovamente tutta la popolazione fu in allarme, e come era possibile starsene tranquilli?
Eravamo già nella notte e sempre più il timore cresceva. Si temeva sempre di peggio, come successe la prima volta e la maggior parte dei paesani stettero alzati e quelli che avevano le capanne a disposizione vi tornarono di nuovo.
Grazie al cielo non vi fu nulla di più, continuava qualche piccolo movimento, ma neppure da tutti notato. Il giorno appresso 1 aprile fu incominciato un triduo nella Chiesa Collegiata a S. Cristoforo nostro Patrono speciale, perché intercedesse presso il Signore, la grazia di far cessare sì desolante flagello.
La terza sera fu portato processionalmente il Braccio miracoloso di sì grande Protettore intorno alla Chiesa, ed ogni tanto il Clero e il popolo s’inginocchiavano riverenti, mentre il sacerdote benediceva il nostro caro paese.
Aggiungerò ora a questa mia breve descrizione, che anche nella vicina Parrocchia di Tiglio fino da quando furono udite le prime scosse fu stabilito di fare una festa solenne alla SS. Annunziata esponendo alla pubblica venerazione la Sacra immagine, capolavoro di scultura pisana e in grandissima venerazione fra questo popolo, seguendo la pia tradizione dei loro avi che in simili calamità vi ebbero sempre ricorso.
Il dì 3 Aprile infatti incominciò un triduo predicato da valente oratore con affluenza sempre crescente di popolo dalla mattina alla sera.
La sera del dì 5 vi fu illuminazione con fuochi di artificio. La domenica in Albis (6 Aprile) la mattina vi furono diverse Messe piane e alle ore 10 Messa solenne in musica eseguita dall’Egregio Maestro Sig. Saverio Cecchini con gli elementi della Cappella di Barga. Tanto nella mattinata che nel giorno accorsero in processione molte compagnie del Vicariato di Barga con numeroso popolo di seguito talmente che giammai si era veduta tanta affluenza, al dire dei più vecchi a questa Chiesa.
Fu spettacolo dì devozione veramente ammirando.
Alle ore 3 Vespro solenne, poi processione attorno al paese. Apriva la detta processione un numero di fanciulle, poi la Confraternita del SS. Crocifisso di Barga, quindi uno stuolo di bambini vestiti a foggia di angioli con lo stemma della Vergine, seguiva la Reliquia della Vergine dietro la Banda Comunale di Barga. Dopo le funzioni la Banda suonò vari pezzi, di scelta musica sul piazzale della Chiesa, poi più tardi fuochi pirotecnici e grande illuminazione tanto a Tiglio di sopra che di sotto e per tutte le circostanti colline che faceva una magnifica veduta. Giammai dimenticheremo questa bellissima festa fatta con slancio di fede sublime da tutto un popolo concorde, compatto che spontaneo vi accorse per inginocchiarsi alla Regina dei cieli e renderle le dovute grazie di tutti i favori ottenuti in sì pericolosi momenti.
Siamo al 12 aprile e le piccole scosse telluriche non sono ancora cessate e forse dureranno dell’altro. Ma intanto possiamo ringraziare il Signore che non vi è rimasto nessuna vittima e neanche si sono verificati tutti quei danni che si temevano in principio, sebbene molti fabbricati abbiano sofferto abbastanza. Dopo tante preghiere di questo popolo devoto che tutt’ora continuano, speriamo che il Signore abbia misericordia di noi e tutto finisca qui. Per noi son purtroppo dolorose e assai tristi memorie da non potersele dimenticare giammai. Si sa che la morte è certa, ma il pensiero di rimanere sepolti fra le rovine di casa propria spaventa i più forti e non vi può essere nessuno fra i viventi che l’affronti con tutto quel coraggio che da taluni si ostenta e si magnifica…
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