Chiunque si sia interessato alla storia di Barga prima o poi ha finito per rimanare affascinato dall’idea di indagare sull’origine del suo stemma. Infatti in vari tempi abbiamo letto su giornali e libri varie e diverse interpretazioni sul tema ed ogni volta c’è sempre stato, a quanto già scritto in precedenza, un personale e singolare aggiungersi di intuizioni, interpretazioni e così dicendo.Unica certezza resta il fatto che il più antico stemma di Barga di cui siamo a conoscenza risale al 1532 ed è conservato in un libro delle deliberazioni del Comune di Barga. Lo raffigurò su di una pagina di quel libro un cancelliere e si tratta di un disegno di una barca con dentro un pino e con i remi che penzolano dalla scafo.Altra certezza è che in antico il Comune di Barga aveva un suo sigillo, con il quale si chiuse anche il libro che conteneva lo Statuto di Barga del 1360 per inviarlo a Firenze. Saputa la notizia mi recai all’Archivio di Stato di Firenze per vedere se per caso nello Statuto di Barga ivi conservato vi fosse ancora l’antico sigillo che lo chiudeva. A volte i miracoli possono anche avvenire, ma non fu quella la volta giusta. Per ora non siamo a conoscenza di altre raffigurazioni più antiche di quella or ora citata (1532), anche se la tradizione storica di Barga vuole che il più antico stemma sia quello che è scolpito in uno scudo che sta all’interno di una quadro rettangolare in pietra serena e che possiamo vedere sotto alla torretta di Porta Reale, il quale fu rifatto nel 1884 simile ad altro ormai corroso dal tempo e che si voleva di antica memoria. Questo raffigura una barca, con albero e vela, che solca il mare verso oriente.
Per lo stemma di Barga ci sono degli illustri riferimenti, tra cui quello dei Consoli del Mare di Firenze che ebbero nel sec. XV la loro sede a Pisa. I Consoli del Mare nascono a Firenze nel sec. XIV con la dicitura “quelli del mare”, nel 1423 furono trasporati nell’allora recente acquisizione fiorentina, cioè Pisa.
Altro e più prestigioso riferimento e lo stemma della città di Parigi, il quale raffigura una sorta di vascello che solca il mare, però verso occidente.Era l’emblema della potente corporazione dei “Nautes” o “Marchands de l’eau”, ossia i Mercanti dell’acqua, che nel medioevo avevano sotto il loro controllo la comunità. Parigi aveva per motto aggiunto all’emblema “Fluctuat nec Mergitur”, che vuol dire: naviga senza affondare. Questo motto risale al sec. XVI. Sia il sigillo dei Consoli del Mare di Firenze, come lo stemma di Parigi che ha una simile nascita, lasciano intuire che anche l’emblema di Barga possa avere una uguale storia, però con un collegamento un poco più a lato, nel senso che Barga essendo stata possedimento di Firenze sin dal 1342, col tempo si sia dirottato verso Pisa (agli inizi del sec.XV Pisa entra nel dominio fiorentino) il suo legname molto utile per la costruzione delle navi fiorentine. Entrando i barghigiani in contatto con quei Consoli che avevano per stemma la barca e le vela e datosi il lauto commercio, potrebbe essere che quella particolarità visiva fosse piaciuta ai nostri progenitori, oppure gli fu consigliata di adottarla. Teniamo di conto che il commercio del legname rappresentava per Barga un importante fonte di guadagno, tempo in cui tale essenza era come il petrolio della nostra epoca e non solo sfruttabile per i fini marittimi. Quindi, al di là della nostra congettura, resta chiaro che se il maggior traffico di legnami andava verso gli arsenali con lauti guadagni, l’idea della barca che naviga il mare possa essere stata, seppur consigliata, una semplice conseguenza. Come non ci resta difficile capire che le guerre mosse in vari tempi da diverse città stato per avere il controllo delle Garfagnana, scaturissero anche da questi sicuri interessi; guerre specialmente dirette contro quelle terre ricche di sfruttabili boscaglie. (Leggi Barga, Castiglione, ecc.).Per Barga questo intendimento, anche se non si trattava di una guerra, si fa chiaro quando nel 1562 Firenze fondò la flotta dei Cavalieri di Santo Stefano con il conseguente incameramento delle boscaglie barghigiane e successive leggi di stato dirette alla loro difesa che ridussero notevolmente gli interessi dei terrigeni. Tornando allo stemma di Barga vediamo che nel sec. XVII, tempo in cui Firenze volle che tutte le sue terre avessero un emblema e dando attuazione all’idea, per noi ci fu una variante: infatti nella barca sparì l’albero e la vela per fare spazio al Giglio Fiorentino, ma tale variante non alettò per niente i barghigiani, che subito fecero ricorso al Trono adducendo che Barga aveva già un suo stemma e per esempio portarono il disegno del 1532. La rivendicazione fu accolta e da allora lo stemma non è più cambiato sino ai nostri giorni.Resta da dire che in un libro del sec. XVIII si parla dello stemma di Barga da cambiarsi perché anacronistico rispetto al senso delle sue origini. Si voleva che la barca non fosse posta nel mare, ma bensì su di un monte, così come dimostrava l’ubicazione del Castello, ma anche questa variante non ebbe successo.All’inizio del presente articolo si è parlato di diversi personaggi che si sono cimentati in ricerche sulla storia dello stemma di Barga producendo lavori di un certo interesse. Tra questi abbiamo scelto un lavoro del barghigiano prof. Angelo Duilio Arrighi, il quale lo pubblicò sul nostro Giornale nel lontano dicembre del 1958. A seguire lo ripubblichiamo augurando a tutti buona lettura.
Pier Giuliano Cecchi
LO STEMMA DI BARGA
Parecchie migliaia di anni fa la vallata fra gli Appennini e le Apuane era tutta invasa dalle acque di un lago, che aveva verso la metà una strozzatura e una diga, presso a poco all’altezza di Riana.Quando le acque si abbassarono, perché cedette la diga inferiore, alla stretta di Calavorno, qui emerse il cucuzzolo su cui gli abitatori delle sponde del lago, che gli erano più vicini, costruirono le loro capanne, le quali erano custodite da uomini e animali dalle acque residue. Nel dialetto di quei lontanissimi abitatori, le capanne erano chiamate con una voce che suonava presso a poco: BERGH o BARG. Di qui venne il nome della terra nostra di Barga.Parecchi secoli più tardi, quando ogni città, castello, o borgo di qualche importanza volle avere uno stemma: gli avi nostri fraintendendo il significato della parola credettero che il nome alla loro cittadina derivasse dal più comune vacabolu Barga e si dettero come stemma una barca, con il motto: FLUCTUAT NEC MERGITUR che in lingua nostra vorrebbe dire OSCILLA! MA NON AFFONDA.Una figurazione più antica ha la barca, con l’albero nel centro e una vela tesa dai venti, che la spingono verso oriente: simbolicamente verso la parte migliore.In un altare che era in Duomo stava uno stemma con la data 1684. L’albero portava una bandiera.Una terza figurazione porta: la barca, senza remi, ma la vela è tenuta da due sartie e pende da un albero. Quarta figurazione simile alla precedente: ma il pino non porta più la vela; però ha sopra tre stelle e dalla barca pendono i remi.Altra figurazione trovasi nel palazzo Balduini: quivi la barca non ha remi e l’albero è una querce, con evidente allusione al pontefice Giulio II Della Rovere.Una ultima figurazione, che non mi riuscì ritrovare in alcun luogo, dovrebbe portare tre striscie trasversali nere. Queste furono concesse dal municipio di Lucca in una solenne cerimonia, nella chiesa di S.Frediano, a Barga, Coreglia e Ghivizzano, per premiarli della loro fedeltà a quella Repubblica, in un grave frangente.L’arme che oggi il Comune adotta, ha la barca senza remi, l’albero di quercia da cui pende la vela gonfiata dai venti verso levante. Sullo stemma sta la corona civica con cinque Palle ed è cinta da due rami: uno di alloro, uno di quercia. Da alcuni fu consigliato di raffigurare nella vela il giglio fiorentino, per indicare la lunga e devota unione con la nobile città.Se vorranno rivedere lo stemma di Barga, forse sarebbe consigliabile aggiungere e le striscie nere, che Lucca concesse, premio di fedeltà e nella vela il giglio simbolo egualmente di tenace fede.Come molte città adottarono un motto, che ne compendiasse in certo senso i meriti, così io proporrei per Barga questo: Bene Amatibua Reddere Gestit Amorem, che forma con la prima lettera delle parole il nome BARGA e vuol dire: a chi bel l’ama rende generosa, amore: che è veramente la virtù della nostra razza.
Angelio Duilio Arrighi – Il Giornale di Barga, n° 117, dicembre 1958.
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