Pierino Bello nacque ad Alba (Cn) nel 1505, insigne giurista e consigliere di stato di Emanuele Filiberto di Savoia incaricato di deliticassime missioni internazionali.La sua principale opera è il trattato “De re militari et de Bello”: (Delle cose militari e della Guerra) del 1563, in cui espone gli ordini militari del tempo e i primi elementi di un diritto di guerra.
Nel 1565 il granduca di Toscana Cosimo I De’ Medici e il duca di Ferrara Alfonso II D’Este si trovarono d’accordo nel voler nominare un arbitro di prestigio europeo per dirimere la contesa fra le comunità di Barga fiorentina e quella di Rocca, Pieve a Pelago e Fiumalbo nel modenese circa le proprietà barghigiane del Lago Santo.
Si rivolsero quindi al duca Emanuele Filiberto di Savoia, il quale affidò a Pierino Bello l’esame dell’annosa vicenda.
Prima di allora erano stati emessi vari lodi sempre contestati e disattesi in particolar modo dalle predette comunità di Rocca, Pieve a Pelago e Fiumalbo.
Pierino Bello, dunque, ricevuto l’incarico il 28 luglio 1567 si recò sul posto accompagnato dal figlio Francesco.
Ai primi di agosto fu a Pieve Pelago dove ispezionò i luoghi, esaminò le prove, ascoltò i testimoni, quindi il 18 dello stesso mese si portò a Barga.
I modenesi rivendicavano il riconoscimento di proprietà di quelle terre in quanto riscuotevano a titolo di regalia due forme di cacio sul pascolo delle greggi e delle gabelle dai boscaioli che utilizzavano le segherie del posto, inoltre vendevano il sale ai pastori per fare il formaggio.
I barghigiani chiedevano il rispetto degli accordi stipulati oltre cento anni prima (1457) e prima ancora numerose volte.
La documentazione barghigiana era articolata, precisa e scrupolosa nella sua chiarezza, anche se redatta da notai fiorentini, per cui considerati di parte. Dai modenesi, viceversa, non ebbe alcun sostegno per le loro pretese.
Emanuele Filiberto sperava in un lodo che non scontentasse nessuna delle due parti, però il duca D’Este si dimostrò rigido e non accondiscendente e questo indusse il giurista a redarre la sentenza, come previsto, entro il 20 febbraio dell’anno successivo (1568).
Il 14 febbraio 1568 furono convocati a Torino i rappresentanti delle parti per la pronuncia dell’arbitrato di Pierino Bello, presenti Giulio Del Caccia per i Medici e Benedetto Reynaldo per gli Estensi.
Innanzi tutto furono assolti tutti coloro che avessero ricevuto condanne per usi irregolari avvenuti fino ad allora in quelle terre. Poi furono dichiarati autentici e validi gli atti prodotti dal Principe De’ Medici, il primo datato 2 e l’altro 10 luglio 1457, i quali sancivano che il territorio di Barga si estendeva oltre il giogo degli Appennini fino ai termini stabiliti in quegli stessi strumenti e tutto ciò che vi è compreso appartiene a Barga; segue quindi un lungo dettaglio di diritti e doveri di entrambe le parti. La scelta di porre i picchetti di confine cadde sul figlio di Pierino Bello Francesco, al quale il Giurista consegnò minuziose istruzioni topografiche.
Però la sentenza non piacque ad Alfonso II D’Este, il quale fece pervenire al Duca di Savoia una protesta scritta e dettagliata nei presunti errori commessi, inoltre accusò i due Belli di essersi fatti corrompere dal Principe di Firenze e per questo furono querelati.
Pierino Bello e il figlio furono subito sospesi dai loro incarichi dal duca Filiberto di Savoia.
Pierino Bello reagì energicamente; convocò il segretario del Duca di Savoia Calusio e alla presenza dell’Ambasciatore di Ferrara esibì la sentenza, i medelli topografici, il verbale di sistemazione dei termini di confine redatto dal figlio Francesco, al che l’Ambasciatore Estense ammutolì, chiese scusa e ritirò la querela, impegnandosi ad informare il suon Signore.
Emanuele Filiberto revocò la sospensione ai due Belli e l’8 luglio del 1569 approvò le sentenza arbitrale.
L’incidente diplomatico si chiuse, ma gli attriti fra Pieve Pelago e Barga presto tornarono a farsi vivi e un po’ sono rimasti tutt’ora.
Pierino morì a Torino nel 1575.
(Opere consultate: Lessico Universale Treccani e “Beni civici della Comunità di Barga” di G. Nardini).
Ivo Moriconi
vittorio lino biondi
27 Agosto 2010 alle 17:25
complimenti
bellissimo articolo, molto preciso e interessante. grazie vb