Giacomo Leopardi (1798-1837) da Firenze, onde sottrarsi ad un clima troppo sfavorevole alla sua malferma salute, nel novembre 1827 giunge a Pisa e all’ombra della torre pendente vi rimase sino all’ottobre del 1828. Nella città che specchia anch’essa i suoi palazzi nell’Arno andò a pensione da Giuseppe Soderini, in una casa che stava tra piazza dei Miracoli e quella dei Cavalieri. Giuseppe aveva per moglie una barghigiana di Tiglio, Anna Lucignani, la quale in suo aiuto nelle faccende domestiche portò a Pisa la più giovane sorella Teresa.
Dal libro di Fiorenza Ceragioli: “Leopardi a Pisa” del 1997, possiamo leggere il battesimo di Teresa, estratto dal libro C della parrocchia di Tiglio: 22 febbraio 1807 – Maria Teresa Rosa Erminia Lucignani figlia di Giovanni Domenico e di Maria Lucia Giovannetti.
Quando Leopardi entrò a pensione nella famiglia Soderini, Teresa aveva venti anni anni e chi ha parlato di lei la definisce di una bellezza pacata, tanto da evere incantato il giovane conte Leopardi, che in lei rivisse quel giovane “amore” recanatese di altra Teresa, una Fattorini.
La Teresa di Tiglio, nonostante la poca istruzione, al Poeta piacque subito, oltre che per la bellezza, per i suoi modi, la sua presenza allegra e fresca e gli divenne amico, tanto da lasciarsi chiamare Giacomo.
Quando Giacomo rientrava al suo pensionato suonava il campanello con uno squillo speciale ed ecco Teresa, gaia e spensierata nel fiore della sua gioventù, affacciarsi al terrazzo ed annunciare in famiglia il rientro del Poeta.
I critici di Leopardi evidenziano che quella giovane e tanto “amata” presenza gli dette l’avvio ad una nuova stagione lirica, al risorgimento poetico che visse nei canti “Pisano-Recanatesi” detti anche i “grandi idilli”, ed ancora oggi gli stessi critici si dividono su chi fu la reale ispiratrice di “A Silvia”, poesia che nacque e taluno vuole ambientata in tutti i sensi a Pisa.
La gente del quartiere pisano in cui abitava Leopardi mormorava che si fosse innamorato della bella ragazza venuta da Tiglio, dai capelli biondi a boccoli, gli occhi celesti e i modi tanto affascinanti. Teresa sentiva e capiva tutta quella sua attenzione, ma non volle mai lasciarsi andare e durante la sua lunga esistenza, vissuta poi in povertà, ripensando al passato pare che spesso si consolasse con la fantastica idea di un suo possibile e mancato matrimonio con il poeta, riprendendosi col rilevare che avevano idee troppo opposte in materia di religione e non sarebbero andati d’accordo.
Nel Poeta la figura di Teresa Lucignani trovò spazio anche nello “Zibaldone” al 30 giugno 1828, con parole di inequivocabile spessore verso la sua figura, dai gesti al viso ravvisando in lei un: “non so che di divino”.
Anche la sorella di Giacomo Leopardi, Paolina (1800-1869), quando venne a Pisa nel 1868 per conoscere i luoghi in cui visse il fratello sentì il desiderio di conoscere Teresa Lucignani.
Passati gli anni, ormai Leopardi è morto da sessant’anni, ecco che il letterato pisano Ettore Botteghi si ricorda della seconda Teresa del Poeta e la va ad incontrare all’Ospizio dei Vecchi di Pisa. All’incontro, nonostante la sua misera condizione, la trova con un abito ordinato e tenuto con cura e, nonostante l’età, ancora giovanile con poche rughe e suoi bellissimi occhi celesti da cui trasfonde quell’anima tanto cara a Leopardi. Le fa domande sulla conoscenza del Poeta e Teresa ricorda con gran lucidità diversi momenti di quel lontano vissuto. Quell’intervista poi entrerà nella Gazzetta Letteraria dell’8 ottobre 1898.
Oggi la figura di Teresa Lucignani (morta in quell’Ospizio sul finire del 1897) e la sua amicizia con Giacomo Leopardi rivive anche in un film di Roberto Merlino che uscirà a settembre di quest’anno: “Pisa, donne e Leopardi”, su soggetto della scrittrice pisana Paola Pisani Paganelli.
Orazio Cioffi sarà Giacomo Leopardi, ed oltre agli altri personaggi, ecco Martina Landini che renderà un volto alla giovane Teresa Lucignani di Barga, l’amica pisana, colei che senza accorgersene seppe dare ai sentimenti del grande Poeta di Recanati una nuova stagione letteraria.
Pier Giuliano Cecchi
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