“…Tutto abbandonato, come la vicina area industriale: strisce d’asfalto, lampioni ed erbacce che rappresentano il più grande monumento italiano allo spreco di denaro pubblico. Gli africani in Calabria si concentrano in questi edifici diroccati, che le erbacce ed il tempo lentamente consegnerebbero alla dimenticanza. I decreti da Reich imposti da tristi politici delle province padane da un lato, l’economia malata di mafia e ignoranza dall’altro. Gli africani lì in mezzo… Montiamo il gazebo, accendiamo i fornelloni e come ogni mattina tanti e tanti litri di latte a riscaldarsi, pane e panini, quelli che, dopo
qualche giorno, ho capito fossero più graditi rispetto ad altre formulazioni alimentari occidentali. Sembra quasi essere festa anche per loro: stentano a vederci, anche per loro il sonno avrà preso il sopravvento; dopo i primi dieci, via, via, ne arrivano sempre di più e chiedendo due bicchieri di latte e due panini qualcuno porta con sè un contenitore ancora più grande ricavato da qualche bottiglia di roba gassata tagliata a metà, o da qualche lattina di pelati vuota. Come in un lungo cordone di persone la disperazione ricopre il volto di quella gente, che pur di far colazione arriva scalza e denudata.”
Domenico Zappia, 1 gennaio 2010
È da qui che credo sia necessario partire per una giusta riflessione su quello che è accaduto a Rosarno questa settimana; quanto ho trascritto sopra è la testimonianza di un ragazzo della piana di Gioia Tauro che insieme ad altri ragazzi della sua zona ogni giorno, dal 31 dicembre, si è alzato alle 4 del mattino per andare a preparare la colazione a tutti gli immigrati che poi si sono trovati coinvolti nell’attacco armato da parte di 3 giovani a bordo di un’auto. È solo in queste occasioni che ci rendiamo davvero conto di quello che abbiamo intorno. Anche nella nostra apparentemente meravigliosa Italia, si parla di SCHIAVITU’… termine che dovrebbe essere cancellato dal nostro vocabolario ma che invece subiamo ancora.
Crediamo di vivere in un’isola felice, neghiamo l’esistenza di situazioni disumane ma poi ci dimostriamo sempre e costantemente (inutile negarlo) razzisti!..
Siamo arrivati al punto in cui si vede scritto su internet questa frase:
“Facimuli mortatella a ssi nigri i mmerda” (facciamoli mortadella questi neri di merda), con un centinaio di iscritti attualmente.
Oppure:
“nci stannu futtendu u culu ssi nigrazzi…a rivolta vannu e a fannu all’africa..ca cca’ scumbattinu cu kiumbu.”
( gli stanno fottendo il culo quei negrazzi.. la rivolta vanno e la fanno in africa..perchè qui avranno a che fare con il piombo)
Ci preoccupiamo più di risolvere la situazione all’istante, di ristabilire l’ordine per cercare di cancellare le tracce e far finta che niente sia successo, per calmare gli animi di quei calabresi impazziti che prendono i fucili e vorrebbero sparare ogni volta che ai loro occhi si presenta la figura di un nero. Siamo concentrati sull’apparenza e non sulla reale necessità di cambiare le cose, di far ragionare. Si preferisce distruggere, allontanare condannando chi viene sfruttato e lasciando indenni coloro che ogni giorno prelevano e portavano nei campi “gli schiavi di oggi”, costretti a lavorare per 17 ore e per pochi miseri spiccioli, coloro che talvolta vengono giustificati e considerati addirittura delle vittime per la mancanza di manodopera.
No, questo non credo sia accettabile.
È bene ricordare che questi africani, sono coloro che non hanno mai un’occupazione stabile, nonostante siano in possesso di permesso di soggiorno. Difficilmente si lamentano, non hanno freddo, né caldo e questo perché non gli conviene. Non hanno mai un contratto. I “caporali” , che vengono chiamati da loro i “papà”li prendono all’alba sui furgoncini, come al mercato del bestiame e scelgono i più forti.
Sono coloro che si rassegnano al continuo movimento, alla sporadicità di occupazione pur di avere la certezza di guadagnare qualcosa, sono coloro che a settembre si trovano in Sicilia per raccogliere l’uva, a novembre sono in Puglia per la raccolta delle olive e in primavera in Campania per lavorare nelle serre.
Vengono da gran parte dell’Africa, Ghana, Sudan, Senegal.. moltissimi di loro, quasi tutti, sono Italiani che pur di sopravvivere e sfamarsi si ritrovano a dormire nelle fabbriche abbandonate, scheletri in mezzo al nulla. Si accampano fra i pilastri arrugginiti di cemento sulla costa, nelle masserie e in riva al mare.
Tra le tante mete c’è anche la piana di Gioia Tauro, luogo in cui la mafia più potente e silenziosa del mondo si è radicata, quella mafia che difficilmente si mette in mostra se non in casi di necessità estrema. Le regole sono chiare: mettere in chiaro chi comanda e chi impartisce le regole sul territorio. Il problema è che questa volta il silenzio non c’è stato, il senso di stanchezza e di oppressione è arrivato a un punto di non ritorno che è sfociato, violentemente in una rivolta civile nei confronti di una popolazione, che spesso, pecca di troppo silenzio e di sottomissione.
Ma quello che difficilmente viene messo in evidenza dai media è che in realtà la Calabria è anche, soprattutto, altro: è partecipazione, è solidarietà e coraggiosa lotta quotidiana verso un sistema malato e radicato. La piana di Gioia Tauro in primis è l’esempio di una meritevole realtà, dove opera la cooperativa Valle del Marro, che rientra nel circuito di Libera Terra e si rende protagonista dell’impegno volto a sradicare la cultura mafiosa attraverso il lavoro, arduo ma costante, nei terreni confiscati ai clan che gli vengono assegnati.
La Calabria è anche terra di aggregazione e di riscatto, soprattutto da parte dei giovani che proprio in queste ore manifestano a Rosarno per ribellarsi a quello che è successo, che si battono per non doversi sentire obbligati a lasciare la propria terra per un sistema mafioso che si fa sentire nell’aria, che vieta di realizzarsi professionalmente privilegiando solo l’amico degli amici, che non permette di aprire un’attività commerciale perché comporta il rischio di richieste estorsive continue ed opprimenti. Tutto questo rappresenta un motivo di ribellione quotidiana che raramente viene messa in luce dai giornali e dai mass media, ma ESISTE!!
Per questo è necessario dimostrare vicinanza e solidarietà concreta sia al popolo Calabrese che agli Africani che sono stati e sono tutt’ora costretti a vivere in queste condizioni, che noi conosciamo ma non possiamo continuare ad ignorare.
Una buona occasione è partecipare alla manifestazione che si terrà il 23 gennaio a Rosarno o il 1 marzo a Reggio Calabria, per sentirci parte di una Italia che può e che deve cambiare, partendo dal sud.
Paolo Giannotti
14 Gennaio 2010 alle 13:03
Provocazione
Articolo buonista e ipocrita . Liberiamo l’Italia dalla “feccia” . Propongo di deportare non solo la maggior parte degli invasori…ma anche una parte di italiani…quelli sulla mia personalissima lista nera. Volete i nomi? Sono almeno un milione….non ho abbastanza inchiostro.
Paolo Giannotti
14 Gennaio 2010 alle 21:21
io la penso così
Cari commentatori….la società multietnica è fallimentare in tutto il mondo in quanto sottoprodotto del capitalismo globale nella sua funzione di abbattimento dei costi di produzione e di servizi per le classi più agiate.Non è una questione razziale ma di sopravvienza. E’ una guerra tra poveri globalizzata senza confini . La massa di un paese ricco e sviluppato viene fortemente penalizzata a vantaggio dei poverissimi immigrati e delle classi sfruttatrici.Non esiste in nessuna parte del mondo il principio di fare le cose giuste, secondo morale,etica,giustizia. Tutto è mosso da ricerca spasmodica di profitto pecuniario. I problemi collegati all’immigrazione sono solo un effetto collaterale di tutte le società dove la classe dirigente non fa gli interessi del popolo pur avendone ricevuto il mandato democratico rappresentativo atto allo scopo di buona gestione pubblica.Ogni cittadino di classe media e bassa dovrebba essere fortemente contrario all’immigrazione in quanto fenomeno che indebolisce la propria forza contrattuale in tutti gli ambiti sociali lavorativi.L’immigrazione è principalmente parassitaria. I guadagni spesso in nero vengono inviati ai parenti nel paese di origine avendo tolto il lavoro agli italiani, specialmente ai giovani.Il lavoro precario, la delocalizzazione produttiva,l’immigrazione di massa sono espressioni di anarchia politica e di dittatura economico-finanziaria globale.Il concetto di nazione sempre più annichilito a favore di una organizzazione sociale materialistica produttiva e consumatrice spinta all’eccesso.Il buonismo e l’accoglienza fa il gioco degli sfruttatori…il corpo sociale dovrebbe reagire anche violentemente contro tutte le politiche contrarie al proprio benessere.Difendere la terra dei padri dagli invasori. Difendere la propria esistenza e il benessere conquistato col sudore e con il sangue dalle generazioni che ci hanno preceduto. Combattere le tirannie responsabili della propria decadenza. Combattere …combattere….combattere.
Valter Ghiloni
15 Gennaio 2010 alle 8:21
Controprovocazione
NON HO PAROLE!(Anzi, se le avessi non sarebbe il caso…)E comunque ho anch’io un elenco di persone da deportare: tutte bianche e tutte nate in Italia… Spesso anche note ed importanti.Comunque, Sig. Giannotti, mi auguro che il prossimo arancio le vada di traverso, visto che da anni viene raccolto dalla “feccia”, così come l’insalatina e gli spinaci.
franco
15 Gennaio 2010 alle 11:15
ma proprio te
Caro Paolo ma mi sembra strano che tu scriva tutto questo..Ma non hai sposato una Brasiliana che e’ venuta in Italia? Spero anche che lavori. Rifletti su quello che hai scritto e’ meglio.. Sai su tanti articoli che hai scritto su molti sono daccordo con te ma non su questo… In italia ci sono molti disperati che vengono sfruttati e mi sembra giusto che possano protestare e non essere vittime di razzismo da parte degli italiani
Luca Galeotti
15 Gennaio 2010 alle 11:40
Ricordiamoci chi siamo
Forse il sig. Giannotti non ricorda bene chi siamo e da dove veniamo. Siamo stati anche noi immigranti; siamo stati anche noi dei poveracci trattati come animali e sfruttati per fare i lavori più infimi. Solo questo basterebbe per far sì che nonc i comportassimo nella solita maniera con chi arriva nel nostro paese. Eppure come il sig. Giannotti in tanti se lo sono dimenticati questo aspetto. Anzi, forse lo ricordano ma fanno finta che non sia mai accaduto. E sfruttano, e lucrano, e fanno i loro interessi sulla pella dei poveracci.Quanto è successo a Rosarno è vergognoso e non è degno di un paese civile e democratico. Il solo ricordare che c’è stata una vera e propria “caccia all’uomo” fa rabbrividire. Del resto, pensando a qualche personcina che ci governa, non c’è da stupirsi se il nostro caro paese è ridotto così.
JFK
15 Gennaio 2010 alle 14:05
Rif: Ricordiamoci chi siamo
Caro direttore secondo me non può paragonare l’immigrazione di 100 anni fa con quello che sta succedendo adesso in Italia….. gli immigrati ITALIANI non andavano all’estero a stuprare, rubare, insultare…………..Non andavamo in America a costruire Moscheè… e soprattutto non eravano degli irregolari…… avevamo tutti un documento di identità!!!!!Aprite gli occhi invece di ripetere sempre le solite cose……
Valter Ghiloni
15 Gennaio 2010 alle 14:58
Rif: io la penso così
Questo Suo secondo intervento, per chissà quale arcano telematico, è stato inserito dopo il mio primo commento.E, comunque, è ancora più allucinante (o allucinato?) del primo.Mi sa che le arance contenevano qualcosa d’altro…
Luti Giuseppe
15 Gennaio 2010 alle 16:58
razzismo
Non conosco il Giannotti Paolo, ma quello che hascritto, conferma la mia convinzione di un grandeimbarbarimento del pensiero umano.Magari il Giannotti frequenta anche la parrocchia,va a messa, si confessa e si comunica. Se cosìfosse, la mia convizione si rafforza ancora di più.Se così fosse, vorrei ricodargli che Gesù avevale caratterisiche somatiche di un palestinese,pelle scura, così come sua madre, la Madonna,non aveva la pelle bianca come viene dipinta ecatanta, ma aveva la pelle scura, come tutti coloro che abitano e vengono dall’Africa del Norde/o dal Medio Oriente. Certamente un pò più chiara di un senegalese, di un maliano o di in ivoriano, ma sempre di pelle scura si tratta.Se così fosse lo inviterei a riflettere, come ha fatto il suo amico Franco, a riflettere molto pro-fondamente su quanto ha scritto.Se così non fosse, sarebbe molto triste per lui,perchè ha perso il senso della vita civile, ed è unagrande sconfitta per tutti noi che crediamo nellaDemocrazia, quella con la D maiuscola, non quella sbandierata dalla politica.
Luca Galeotti
15 Gennaio 2010 alle 17:28
Risposta a JFK
Caro JFK, faccio il direttore di questo giornale che tanto si è occupato di emigrazione, dal 1992. Non venga per favore a dire a me che non sono informato sull’argomento. Conosco bene la storia della nostra emigrazione che è affascinante ed al tempo stesso presenta molti momenti oscuri e non certo edificanti. Molti rivolti a quanto sono stati trattati male i nostri connazionali.Comunque, qui mi sa che i soliti discorsi, mi riferisco a moschee, stupri, violenze, irregolari e bandiere varie di Lega e affini che le attribuiscono a tutti gli immigrati (uomini, donne, minorenni, neonati che siano tanto sono tutti degli sporchi extracomunitari), li stia facendo lei. La invito e ad andare a leggere qualche libro di storia o se vuole venga pure in redazione che qualche lezioncina sono in grado di dargliela anch’io.
Massimo Marco
15 Gennaio 2010 alle 17:54
…piccola riflessione
Non mi soffermo sull’articolo che ha scatenato questa diatriba (che spero rimanga nella comune e intelligente civiltà e non sfoci nell’offesa reciproca), perché pieno di banalità e di velata ipocrisia, vorrei solo fare poche considerazioni:- Ricordiamoci che quella zona è in mano ad una delle piu’ importanti e forti società malavitose presenti in Italia, l’ ‘ndrangheta (basti dire che il comune è stato commissariato per infiltrazione mafiosa!) e sembra molto evidente che tutto questo “casino” sia stato scatenato ad arte dai “potenti” del luogo per obbligare gli extracomunitari, fino ad oggi sfruttati in modo schifoso, ad andare via e lasciare il posto a persone più “gestibili” e meno a rischio di controlli da parte dello Stato, forte delle nuove leggi contro l’immigrazione clandestina, come romeni ed albanesi (parole della DIA). Poi consideriamo che in quei posti la popolazione si muove solo ed esclusivamente se il boss di turno lo permette, se no stanno tutti fermi e zitti. – E’ da condannare in tutto e per tutto il comportamento degli italiani, ma anche degli extracomunitari, perché non si risponde alla violenza con la violenza! E non bisogna avere una visione a senso unico che ritengo molto ipocrita.- Non sono assolutamente d’accordo con un’ affermazione di Luca riferita al governo in carica (ma comprendo perché l’ha fatta) perché la colpa non è della legge che tenta di regolarizzare un’immigrazione incontrollata, ma dei precedenti governi che hanno permesso ciò, cioè fare entrare tutti indiscriminatamente. Non è un paese civile, un paese che permette a questi “disgraziati” di vivere in clandestinità, fuori dalla legge, in ambienti malsani dove nemmeno il nostro animale domestico vivrebbe, obbligarli a delinquere perché non hanno un lavoro e dovendo anche loro mangiare, in qualche modo devono arrangiarsi (e questa non è una scusa), ma definisco civile un paese che controlla l’immigrazione, permette l’accesso a coloro che possono vivere degnamente e in regola e rimanda ai paesi d’origine chi è irregolare. Voglio ricordare che i nostri immigrati prima di entrare in un paese straniero come gli Stati Uniti o altri, dovevano prima passare un periodo di quarantena, una visita medica e soprattutto dovevano avere un referente nel paese accogliente (miei avi lo raccontavano sempre). Perciò è solo banalità storica paragonare la nostra emigrazione con quella odierna. Per cui reputo giusto il tentativo (migliorabile) delle personcine (termine usato da Luca) al governo di cercare di riparare al danno dei precedenti amministratori.- Non ho parole con chi velatamente scrive interventi con odore di razzismo perché non meritano nemmeno di essere considerati in quanto li considero come omuncoli. Siamo tutti uguali. La razza superiore non esiste…svegliatevi dal vostro torpore encefalico.
franco
15 Gennaio 2010 alle 18:54
razzismo
Caro Massimo Marco in parte quello che dici puo essere vero, in quanto in quella zona comandano i boss e lo stato e’ assente o per lo meno permette tutto cio.. Per quanto riguarda i nostri migranti quello che dici e’ valido solo in parte negli stati uniti..Ti ricordo che i grandi mafiosi negli usa alla fine dell 800 erano tutti italiani e decidevano loro chi fare entrare o chi no anche senza visita medica o quarantena ed e’ li che inizia il vero sfruttamento e il vero razzismo..X non dirti quello che succedeva in Scozia o in Francia quando i nostri migranti erano trattati peggio che schiavi.. Bisogna ricordarselo e ricordare che anche tanta gente del sud e’ migrata nel nord Italia per fare i lavori piu duri e trattati come bestie..Se lo devono ricordare gli abitanti di Rosarno prima di iniziare qualsiasi forma di Razzismo.. Purtroppo quella gente e’ disperata..
Paolo Giannotti
15 Gennaio 2010 alle 19:52
replica del “mostro”
E’ un fatto positivo che su un articolo importante si sia creato un inizio di dibattito. Io ho semplicemente provato a esprimere dei concetti e delle valutazioni per avere in cambio altrettanto su tale argomentazione.Non posso negare di essere deluso dal tipo di risposte, molto carenti concettualmente, e con attacchi alla sfera personale che a me non mi toccano minimamente , ma che dimostrano la pochezza di qualcuno che si erge a moralista senza nemmeno controbattere con argomenti attinenti.Mi riferisco soprattutto a Ghiloni, cosa vuole da me? l’argomento non sono io , lei non mi conosce, come può esprimere giudizi, perchè non esprime le sue idee sull’argomento dell’ immigrazione? Forse lei è solo un ignorante presuntuoso.Al signor Franco posso solo dire che purtoppo non la pensiamo allo stesso modo su tutto. e questo dovrebbe essere un problema?Cosa centra dire che sono sposato con una brasiliana? Ho forse detto che sono contrario ai matrimoni con stranieri; mia moglie ha tutte le carte in regola e i miei suoceri sono persone stupende come tutta la sua famiglia. Il colore della pelle per me non fa nessuna differenza.Anzi , avendo girato parecchio per il mondo e conosciuto molte persone di razza e culture diverse , sono attratto dal diverso , perchè mi arricchisce interiormente.Ho forse detto di essere razzista?E poi è facile essere accoglienti e tolleranti e vivere a Barga….andate a farvi un giro per l’Italia , nelle periferie delle grandi città, andateci a vivere, allora forse capirete a cosa mi riferisco quando parlo della “feccia”. Poi non mi pare di aver puntato il dito sui clandestini o simili come causa del problema e quindi prendersela con loro. Siete voi che lo pensate questo.L’azione di combattere era un auspicio palesemente rivolto ai cittadini italiani sempre più obnubilati dalla propaganda per incentivarli ad agire contro la classe politica e gli sfruttatori (dalle mafie a imprenditori senza scrupoli).A Galeotti voglio dire che il fatto che milioni di italiani in passato siano andati a lavorare all’estero per una vita migliore o anche solo per sopravvivere non giustifica il fatto che in Italia adesso la popolazione debba accettare tutto lo schifo che c’è in giro senza protestare.Sapete che in calabria un chilo di mandarini viene pagato al produttore 6/10 centesimi e viene rivenduto fino a 2 euro.La filiera è piena di vampiri. Quelli sono da deportare in mezzo al deserto.Se al produttore si paga il prezzo giusto egli avrà della manodopera ben pagata composta sia giovani italiani sia da stranieri regolari.E’ il sistema che è marcio. In Italia c’è la schiavitù…e solo quando si scatena una guerra tra poveri fa notizia.Ammetto che sono per un umano rimpatrio dei clandestini ma non ho detto di prendersela con loro…a meno che il loro comportamenti siano ostili.Massimo Marco tu hai fatto un commento argomentato ma se mi dai del razzista mi sa che anche te sbagli qualcosa.
Paolo Giannotti
16 Gennaio 2010 alle 8:55
rileggere con calma
Invito tutti a rileggere con calma tutto quello che ho scritto sull’argomento. . Forse ho condensato troppo e quindi le interpretazioni escono facilmente dalla linea significativa originaria. L’aver educato ha giudicare in base all’apparenza è uno dei successi maggiori e una delle colonne portanti del potere a cui siete sottoposti. Andate in profondità se volete capirci qualcosanei miei discorsi. Ma tanto ognuno vede solo quello che gli fa comodo vedere….E il “modus operandi principale” che emerge è quello di gettare m…. sugli altri per nascondere così la propria aridità spirituale. Possibile che non ci sia la capacità di parlare degli argomenti senza cadere nelle solite accusazioni reciproche?
Paolo Giannotti
16 Gennaio 2010 alle 13:30
come la pensa un grande saggio…
Sui fattacci di Rosarno anche la stampa più bieca e razzista è stata costretta a prendere le parti degli immigrati (“Hanno ragione i negri”, ha titolato il Giornale, 9/1), sfruttati fino all’osso per i famosi lavori che “gli italiani non vogliono più fare”, costretti a vivere in case di cartone e, come se non bastasse, presi anche a pallettoni. Ed è assolutamente ipocrita chiamarli “neri”, in linguaggio politically correct, come fa la sinistra se poi li si tratta da “negri” che è il senso ironico del titolo di Feltri. Quando però si analizzano le cause di queste migrazioni ormai bibliche, che portano a situazioni tipo Rosarno in Europa e negli Stati Uniti, la stampa occidentale resta sempre, e non innocentemente, in superficie. Si dice che costoro sono attratti dalle bellurie del nostro modello di sviluppo. Ora, no c’è immigrato che non possegga almeno un cellulare e che non sia in grado di avvertire chi è rimasto a casa di che “lacrime grondi e di che sangue” questo modello, per tutti e in particolare per chi, come l’immigrato, è l’ultima ruota del carro. Si dice allora che costoro sono costretti a venire qui a fare una vita da schiavi a causa della povertà e della fame che strazia i loro Paesi. E questo è vero. Ma non si spiega come mai queste migrazioni di massa sono cominciate solo da qualche decennio e vanno aumentando in modo esponenziale. In fondo le navi esistevano anche prima e pure i gommoni. Il fatto che gli immigrati di Rosarno siano prevalentemente provenienti dall’Africa nera ci dà l’opportunità di spiegarlo. L’opinione pubblica occidentale, anche a causa della disinformatia sistematica dei suoi media, è convinta che la fame in Africa sia endemica, che esista da sempre. Non è così. Ai primi del Novecento l’Africa nera era alimentarmente autosufficiente. Lo era ancora, in buona sostanza (al 98%), nel 1961. Ma da quando ha cominciato ad essere aggredita dalla pervasività del modello di sviluppo industriale alla ricerca di sempre nuovi mercati, per quanto poveri, perché i suoi sono saturi, la situazione è precipitata. L’autosufficienza è scesa all’89% nel 1971, al 78% nel 1978. Per sapere quello che è successo dopo non sono necessarie le statistiche, basta guardare le drammatiche immagini che ci giungono dal Continente Nero o anche osservare a cosa siano disposti i neri africani, Rosarno docet, pur di venir via. Cos’è successo? L’integrazione nel mercato mondiale ha distrutto le economie di sussistenza (autoproduzione e autoconsumo) su cui quelle popolazioni avevano vissuto, e a volte prosperato, per secoli e millenni, oltre al tessuto sociale che teneva in equilibrio quel mondo (come è avvenuto in Europa agli albori della Rivoluzione industriale quando il regime parlamentare di Cromwell, preludio della democrazia, decretò la fine del regime dei “campi aperti” (open fields), cosa a cui le case regnanti dei Tudor e degli Stuart si erano opposte per un secolo e mezzo, buttando così milioni di contadini alla fame pronti per andare a farsi massacrare nelle filande e nelle fabbriche così ben descritte da Marx ed Engels). Oggi, nell’integrazione mondiale del mercato, nella globalizzazione, i Paesi africani esportano qualcosa ma queste esportazioni sono ben lontane dal colmare il deficit alimentare che si è venuto così a creare. E quindi la fame. Senza per questo volerlo giustificare il colonialismo classico è stato molto meno devastante dell’attuale colonialismo economico. Fra i due c’è una differenza sostanziale, di qualità. Il colonialismo classico si limitava a conquistare territori e a rapinare materie prime di cui spesso gli indigeni non sapevano che farsi, ma poiché le due comunità rimanevano separate e distinte poco cambiava per i colonizzati che, a parte il fatto di avere sulla testa quegli stronzi, continuavano a vivere come avevano sempre vissuto, secondo la loro storia, tradizioni, costumi, socialità, economia. Il colonialismo economico, invece, ha bisogno di conquistare mercati e per farlo deve omologare le popolazioni africane (come del resto le altre del cosiddetto Terzo Mondo) alla nostra way of life, ai nostri costumi, possibilmente anche alle nostre istituzioni (la creazione dello Stato, per soprammercato democratico o fintamente democratico, ha avuto un impatto disgregante sulle società tribali), per piegarle ai nostri consumi. In Africa si vedono neri con i RayBan (con quegli occhi!) e il cellulare, che costano niente, ma manca il cibo. Perché il cibo non va dove ce n’è bisogno, va dove c’è il denaro per comprarlo. Va ai maiali dei ricchi americani e, in generale, al bestiame dei Paesi industrializzati, se è vero che il 66% della produzione mondiale di cereali è destinato alla alimentazione degli animali dei Paesi ricchi (dato Fao). E adesso ci si è messa anche la Cina, new entry in questo gioco assassino, che compra, con la complicità dei governanti corrotti, intere regioni dell’Africa nera la cui produzione, alimentare e non, non va ai locali, sfruttati peggio degli immigrati di Rosarno, ma finisce a Pechino e dintorni. Ma l’invasione del modello di sviluppo egemone ha anche ulteriori conseguenze, quasi altrettanto gravi della fame. Sradicati, resi eccentricirispettoallapropriastessa cultura che è finita nell’angolo, scontano una pesantissima perdita di identità. A ciò si devono le feroci guerre intertribali cui abbiamo assistito, con ipocrita orrore, negli ultimi decenni. Perché le guerre in Africa, sia pur con le ovvie eccezioni di una storia millenaria, avevano semp reavutounaparte minoritaria rispetto alla composizione pacifica fra le sue mille etnie (J.Reader, “Africa”, Mondadori, 2001). E così fra fame, miseria, guerre, sradicamento, distruzione del loro habitat, costretti a vivere con i materiali di risulta del mondo industrializzato (si vada a Lagos, a Nairobi o in qualsiasi altra capitale africana) i neri migrano verso il centro dell’Impero cercandovi una vita migliore. O semplicemente una vita. E i nostri “aiuti”, anche quando non sono pelosi, non solo non sono riusciti a tamponare il fenomeno della fame e della miseria, in Africa e altrove, come è emerso dal recente vertice della Fao tenuto a Roma, ma l’hanno aggravato perché tendono ad integrare ulteriormente le popolazioni del Terzo Mondo nel mercato unico mondiale, stringendo così ancor di più il cappio intorno al loro collo. Alcuni Paesi e intellettuali del Terzo Mondo lo avevano capito per tempo. Una ventina di anni fa, in contemporanea con una delle periodiche riunioni del G7 (allora c’era ancora il G7), i sette Paesi più poveri del mondo, con alla testa l’africano Benin, organizzarono un polemico controsummit al grido: “Per favore non aiutateci più!”. Ma non vennero ascoltati. Massimo Fini Tratto da: Il Fatto Quotidiano
Paolo Giannotti
16 Gennaio 2010 alle 13:53
altro punto di vista…
L’economia americana collassata per motivazioni razzialiAd Eugenio Benetazzo probabilmente non gliela perdoneranno. Sto parlando di una certa parte della controinformazione italiana, alla luce del suo ultimo articolo. Benetazzo, infatti, scrive che l’economia USA sta sprofondando a causa della storia degli ultimi decenni, con politiche economiche sociali volte ad una inclusione sempre più massiccia di stranieri, senza riguardo per una crescita equilibrata e per una inclusione sociale graduale. Basti ricordare la recente intenzione di Obama di regolarizzare ben 12 milioni di clandestini.Il punto di vista di Benetazzo è per un verso poco accorto e per un altro assolutamente preciso. E’ poco accorto in quanto l’economia USA perde forza anche per l’errata idea di portare guerre continue in giro per il mondo, mentre, allo stesso tempo, diverse aziende hanno delocalizzato altrove i propri impianti. Conseguenza è un inevitabile impoverimento della nazione, con sempre minori possibilità di crescita economica interna per i cittadini. Ma, una volta che viene specificato quanto appena detto, Benetazzo coglie nel segno per il restante versante. La progressiva dismissione dell’economia reale, con la delocalizzazione, viene portata a termine in due maniere, strettamente legate: aumento indiscriminato dell’immigrazione regolare o irregolare, diminuzione conseguente di stipendi e salari e politiche e scelte socio-economiche inclusive dispendiose.Il quadro, si può bene capire, è stato poi importato: pensate all’Italia, dove oltre alle delocalizzazioni, ci sono state le svendite statali degli anni 90. La diminuzione degli stipendi e l’aumento del lavoro flessibile sono stati conseguenza di tali smantellamenti, secondo una logica di “dismissione delle strutture” –> “taglio dei salari e dei posti di lavoro”. Se si eliminano le strutture, ossia le aziende, inevitabilmente vengono a mancare i polmoni che danno l’ossigeno necessario alla società, ossia che fanno circolare il denaro. Impoverito il mercato del lavoro (non ridotto, ma proprio impoverito), diventa necessario allora creare un bacino di lavoratori meno esigente, al fine di tenere in piedi quel che rimane. Ecco il perché dell’aumento progressivo di immigrati negli ultimi 10 anni in Italia e negli ultimi 25 negli USA. Dato, poi, questo afflusso, ecco palesarsi la necessità di spese, in realtà insostenibili, oppure di concessioni eccessive (vi ricordo l’esempio spagnolo, con mutui fin troppo facili) al fine di dare la parvenza di una possibilità di inclusione, per gli stranieri, in società, in realtà, in via di o in pericolo di disgregazione. Quale ironia! Società che non riescono più ad essere coese o, peggio ancora, persino impossibilitate ad esserlo, che pretendono di poter includere il resto del pianeta!Chi racconta che gli immigrati sono una ricchezza (lo fa il capitalismo-champagne, il cattolicesimo-champagne, l’ebraismo-champagne, la sinistra-champagne, la destra-champagne, il sindacalismo-champagne, ecc.) sa benissimo, e non può non saperlo, essendo responsabile diretto di tutto questo, che tale ricchezza sono solo gli ultimi spiccioli per i pochi fortunati di una qualche arca futura. A cui auguro di affondare con armi, bagagli, ciurma e animali al seguito.Che il Dio Nettuno se li porti via tutti.——————————————————————————–Razza che ramazza (Eugenio Benetazzo) (blog di Eugenio Benetazzo) 12/01/2010:Adesso mi è tutto più chiaro. Al momento in cui sto scrivendo mi trovo allo Space Needle di Seattle, ormai saranno più di trenta giorni che sto girovagando per gli States con l’intento di realizzare un videodocumetario sulla crisi finanziaria e quella immobiliare: Boston, New York, Miami, Atlanta, Phoenix, Las Vegas, Los Angeles, Seattle e Chicago. L’economia americana è collassata per motivazioni razziali: il suo destino sembra ormai segnato da un lento ed inesorabile declino economico e sociale. Chi confidava in un miglioramento con l’avvento di Obama, mitizzandolo come il nuovo Kennedy, ha iniziato a ripensarci. L’America di Obama non è l’America di Kennedy: alla metà degli sessanta, la popolazione americana era costituita per circa l’80% da bianchi caucasici (europei ed anglosassoni) e per il il 20% da svariate minoranze etniche (afroamericani, ispanici, orientali). Oggi è tutto cambiato: il 30% sono bianchi caucasici, il 30% sono ispanici, il 30% sono afroamericani ed infine il 10 % sono orientali. L’America come vista nei serial televisivi con i quali siamo cresciuti, da Happy Days a Melrose Place, non esiste più.Questa trasformazione del tessuto sociale ha comportato un lento e progressivo cambiamento negli stili di vita, nella capacità di risparmio, nella responsabilità civica e soprattutto nella stabilità e sicurezza economica. La cosiddetta crisi dei mutui subprime trova fondamento proprio in questa constatazione. Mi permetto di aprire una parentesi per accennare al meccanismo del credit scoring (necessario per comprendere il fenomeno dei subprime): in America ad ogni contribuente viene assegnato un punteggio di affidabilità utilizzando una scala valori che va da un minimo di 300 ad un massimo di 850 punti (è un modello matematico sviluppato da una società quotata al Nyse, Fair Isaac Corp.). All’interno di questo range possiamo individuare tre categorie di soggetti: prime consumer (750-850 punti con excellent credit), midprime consumer (720-750 con good credit) ed infine subprime consumer (660-720 con fair credit). Evito di soffermarmi nelle categorie con il rating inferiore (low and bad credit) per limiti di esposizione. In base alla categoria di appartenenza varia la disponibilità di accesso al credito ed il costo dello stesso. Sostanzialmente il credit scoring è un modello di valutazione che consente di comprendere chi affidare e per quanto, oltre al fatto di selezionare i buoni pagatori da quelli cattivi, il tutto rapportato alla propria posizione debitoria e disponibilità reddituale.Più carte di credito utilizzate, più fido richiedete, più le rate dei prestiti pregressi pesano in percentuale sul vostro reddito mensile, più ritardi nei pagamenti avete nel vostro track record personale, più il vostro credit scoring tenderà ad essere di basso livello. Sulla base di questo sistema, il 20% della popolazione americana è un soggetto prime, un altro 25% midprime ed infine quasi il 30% è un soggetto subprime. Il livello medio di credit scoring per un cittadino americano si attesta intorno ai 680 punti (subprime). Dal punto di vista statistico, troviamo tra i soggetti fair e low credit, per la stragrande maggioranza, gli appartenenti alle classi sociali legate alle ondate immigratorie degli ultimi decenni (per quello che ho potuto vedere non penso sia casuale).Ma torniamo a noi. Durante la metà degli anni novanta, con l’intento di mitigare le tensioni e le disparità sociali della popolazione, nella constatazione che solo il 20% degli afroamericani ed il 30% degli ispanici erano proprietari della loro casa contro il 60% della popolazione bianca, vennero istituite delle piattaforme di ammortizzazione sociale che avrebbero consentito l’acquisto facilitato di un’abitazione a soggetti con capacità di redditto e disponibilità limitate. In buona sostanza il governo federale avrebbe garantito attraverso le varie GSE (Government Sponsored Enterprise come Fannie Mae e Freddie Mac) la remissione dei debiti concessi alle fasce sociali più deboli. Fu così che le banche iniziarono lentamente, ma con le pressioni del governo, a prestare denaro quando qualche anno prima non lo avrebbero mai fatto. La ratio su cui poggiava questa scelta politica era identificata nella volontà di rendere i poveri meno poveri in quanto se “possiedi” un’abitazione puoi pensare di pianificare la tua vita e stabilizzare il tuo nucleo familiare, oltre a questo non dimentichiamo le motivazioni politiche volte a conquistare nuove fasce di elettorato grazie a proposte molto popolari.Quello che è successo dopo a distanza di anni, dalla Lehman Brothers alla Fannie Mae, ormai fa parte della storia, senza dimenticare anche la complicità o incompetenza della FED. Una politica immigratoria troppo liberale e la mancanza di protezionismo culturale hanno presentato un conto impossibile da pagare per l’America che oggi inizia a comprendere cosa significa aver perso la propria originaria identità etnica. Lo scenario macroeconomico che caratterizza adesso il paese è tutt’altro che confortante e a detta di molti analisti indipendenti americani il peggio deve ancora arrivare. La disoccupazione è ovunque con disperati (non gli homeless) che chiedono l’elemosina di qualche dollaro e accampamenti di tende sotto i ponti delle freeway nelle grandi città. Obama ha subito una perdita di popolarità devastante, persino le persone di colore che lo hanno votato girano per le città con cartelli appesi al collo con la dicitura “Obama, dovè il mio assegno ? Allora quando arriva il cambiamento ?” In più occasioni mi sono sentito dire che la colpa è riconducibile ad un eccesso di liberalità immigratoria e ad una insensata politica di sostegno alle fasce sociali più deboli, che ha innescato il fenomeno dell’”overbuilding in bad areas”. Si è costruito troppo ovunque in area residenziali scadenti, prestando parallelamente denaro a chi non lo avrebbe mai meritato in passato.Troppi messicani ed orientali entrati nel paese, legalmente e clandestinamente, hanno consentito l’abbassamento medio dei salari, mentre le concessioni, i sussidi ed il credito facile ai neri hanno distorto l’economia statunitense, rendendola drogata ed artefatta, portandola a basarsi esclusivamente sul consumismo sfrenato, il ricorso al debito e sulla totale incapacità di risparmio. Non lo avrei potuto immaginare, ma vi è un risentimento ed un odio trasversale tra le varie etnie che popolano il paese che mi ha più volte intimorito: bianchi contro afroamericani, ispanici contro afroamericani, orientali contro ispanici, insomma tutti contro tutti. In più occasioni per le strade di Miami e Chicago ho assistito ad episodi di tensione razziale stile “Gran Torino” . Chi parla con ingenuità evangelica di integrazione razziale per questo paese, probabilmente ha studiato per corrispondenza all’Università per Barbieri di Krusty (noto personaggio della serie televisiva The Simpsons)..I bianchi benestanti che fanno gli executive (dirigenti, funzionari o colletti bianchi ben pagati) si autoghettizzano da soli in quartieri residenziali che assomigliano a paradisi dentro a delle prigioni, con videosorveglianza e servizi di sicurezza privati degni del Pentagono. Di contrasto dai fast food, ai jet market, alle pompe di benzina, a qualsiasi altro retail service a buon mercato, trovate tutte le altre razze che ramazzano i pavimenti, servono ai tavoli, lavano le vostre auto, consegnano pizze a domicilio o guidano i taxi per uno stipendio discutibilmente decoroso. L’America per alcuni aspetti (opportunità di lavoro per i giovani che hanno indiscusse capacità) può sembrare superficialmente un buon paese, ma se ti soffermi ad osservarla con un occhio critico, sotto sotto è un paese marcio e primitivo da far schifo, a me si è rivelato per quello che è realmente ovvero un calderone multirazziale con la maggior parte delle persone (bianchi compresi) che hanno il senso di autocoscienza di uno scarafaggio. L’americano medio (che sia un bianco, cinese, messicano o afroamericano) se ne frega assolutamente dei problemi ambientali del pianeta, della sofferenza inaudita degli animali nei loro allevamenti intensivi, delle carestie in Africa o dei conflitti in Medio Oriente, si interessa solo che possa ingozzarsi di hotdog, bere fiumi di coca cola, guardarsi il superbowl e guidare il suo megatruck dai consumi spropositati. Pur tuttavia, nel lungo termine sono piuttosto dubbioso che si possa riprendere dal processo di imbarbarimento ed impoverimento sociale che lo sta caratterizzando, per quanto potenziale bellico possa vantare, questo non lo sottrarrà dalla sorte che lo attende, prima il collasso economico e dopo quello sociale, scenario confermato anche da molte fonti di informazione indipendente che non si mettono a scimmiottare a turno a seconda della corrente politica che vince le elezioni, tipo la CNN o la FOX.
Paolo Giannotti
17 Gennaio 2010 alle 11:17
Aggiungo…
Come ho già detto non si tratta minimamente essere razzisti o insensibili alle problematiche degli altri.Si tratta di essere obbiettivi e attenti alla realtà.Conoscere il passato, vigilare sul presente e conquistare il futuro.In Giappone per esempio non entrano clandestini e nemmeno immigrati regolari per essere sfruttati nei lavori peggiori. Entrano solo stranieri ad alta professionalità e di qualità complessiva della persona di un certo livello. Anche se hanno bisogno di manodopera semplice usano quella del proprio popolo .Il problema che voglio evidenziare è che una società multietnica non è fallimentare a priori.Lo è semmai in modo inversamente proporzionale alla qualità dei suoi componenti, alla cultura , al livello spirituale e morale delle singole unità indipendentemente dalle differenze originarie.In Italia ci sono circa 5/6 milioni di immigrati.3/4 di regolari e 1/2 di clandestini.Che gente è questa nella maggior parte ?Sono persone fatte venire per essere sfruttate meglio degli italiani. Perchè il sistema si basa sulla commercializzazione lucrativa dove tutto è lecito pur di conquistare fette di mercato massimizzando i profitti e minimizzando i costi.Queste persone a centinaia di migliaia stanno perdendo l’occupazione e quindi diventeranno non regolari e saranno ancora di più schiavizzati se non costretti a delinquere per sopravvivere.La crescita economica è finita.Si va inesorabilmente verso una inquietante discesa. Questo perchè il pianeta è limitato.Sarà sempre più difficile trovare e mantenere il lavoro.Cosa ne sarà di questi milioni di ex utili per essere sfruttati…cosa ne sarà dei milioni di disoccupati italiani.Siamo appesi al filo dei nonni pensionati e degli ammortizzatori sociali.Tutto a debito progressivo.Quando i problemi arriveranno sotto casa vostra cari signori buonisti ci metterete poco a diventare razzisti ….voi!Ripeto per l’ultima volta per chi non l’avesse ancora capito.La lotta che propongo è quella contro questo sistema dove il dio mercato-profitto sta facendo banchetto della biosfera alienando l’umanità in una corsa folle e autodistruttiva.
Valter Ghiloni
17 Gennaio 2010 alle 18:26
Rif.Replica del mostro
Lungi dall’essere un giudizio personale il mio.Ma, da persona abituata al contatto giornaliero con la “feccia” per ragioni di lavoro, posso solo constatare che gli “extra comunitari” (per me sono uomini, solo uomini) sono occupati in tutti quei lavori in cui noi italiani imbellettati non ci occuperemmo mai neppure se fossimo alla fame.Altro che rubarci il lavoro.E, quanto ai reati, anche gli italiani ne commettono, e molti. Ma non viene mai rimarcato che sia Toscano, Siciliano o Piemontese, tranne quando è straniero….All’estero, in America, Al Capone era forse francese?
franco
17 Gennaio 2010 alle 23:44
razzismo
Caro Paolo qui l unico a non capire cosa hai scritto mi sa che sei te..Rileggi attentamente cosa hai scritto.. A me da l idea che i tuoi commenti siano molto razzisti .. Non riesco a capire cosa tu voglia dire per invasori. Mi fa piacere che tua moglie sia in regola con tutti documenti pero se la dovessi pensare come te e’ una immigrata e un invasore. Proprio non ti riesco a capire o sono io che sono duro..Scusami ma e’ piu forte di me..
Valter Ghiloni
18 Gennaio 2010 alle 8:48
Rif: Aggiungo…
Ecco, aggiungo qualcosa anch’io.Che spesso mi vergogno di essere italiano.Di essere nato in Italia.Di essere europeo.Di appartenere a quel 8/10% di uomini che, quando sono sotto la soglia di povertà (in Italia) stanno comunque consumando l’80% delle risorse del mondo destinate alla rimanente parte della popolazione.Di essere quindi tra gli sfruttatori, indirettamente mi direte – sì – ma sempre sfruttatori, di tutta quella parte di umanità che per vivere lascia le proprie famiglie e tenta un’avventura in un presunto paradiso terrestre che invece per loro diventa sempre più spesso (e sempre e solo a causa di quel 8-10% di popolazione mondiale di cui IO faccio parte…) un inferno in terra.E poi, quando a noi torna comodo, li scarichiamo come se niente fosse.Ecco perchè nel mio poco possibile, nel mio lavoro, tento nei limiti del possibile di rendere più “umana” la loro permanenza.E non vuole essere il mio un invito alla legalità, correttamente solo gli immigrati regolari hanno diritti (ma sono uomini anche gli irregolari…).Ma, come ha detto ieri sera un signore in TV, mi pare un Ministro della Repubblica, non di deportazione si è trattato ma li hanno “volontariamente” portati da un’altra parte. Poi, visto che oltre la metà erano in regola, a parte l’aver perso un lavoro “nero”, ma pur sempre un lavoro, sono liberi di andare a farsi sfruttare altrove.Mi, e vi, chiedo: e il datore di lavoro di Rosarno? State tranquilli, nessuno lo troverà, nessuno lo punirà, nessuno interverrà e per la prossima campagna di raccolta arance la situazione sarà identica.
Paolo Giannotti
18 Gennaio 2010 alle 12:54
ri-ri-replica…
Franco : se non capisci è perchè guardi il dito e non la Luna. Poi …. pensa … un litro d’acqua disseta….20 litri di acqua affogano. E’ inutile soffernarsi sui particolari…io sto parlando di politiche generali. Comunque pensala come ti pare…se però incontri qualcuno che mi conosce non gli dire che sono razzista … penserebbe che sei matto.Ghiloni : adesso mi hai risposto adeguatamente.e posso anche scusarmi per aver urtato la tua sensibilità. Comunque ma la mia prima provocazione come vedi è servita. Se avevo detto qualcosa di banale nessuno sarebbe stato invogliato a commentare.Ho rotto il ghiaccio in quel modo …ma poi se hai letto tutto il resto …..Capisco che se invece di usare il termine “feccia” avessi usato parole più morbide sarebbe stata un’altra partenza…ma forse non sarebbe partito niente.Sarebbe interessante se a queste discussioni partecipassero molte persone, anche i politici locali… ma purtoppo non sono abituati a parlare senza la maschera….e la loro recita qui non avrebbe senso.Invito tutti i lettori a dire quello che pensano veramente….niente ipocrisie , niente politicamente corretto. Dobbiamo aggredire il potere il massimo possibile entro i limiti di legge ovviamente. Cerchiamo almeno di essere polli ruspanti…e non da batteria, altrimenti staremo sempre peggio.Per vedere la Luna ci sono tanti modi e vene potrei consigliare qualcuno…oggi vi do questa dritta sperando che qualcunio di voi ne possa beneficiare per accrescere la propria consapevolezza e capire come mai qualcuno ha detto che ” sempre ci accorgiamo che il nemico marcia alla nostra testa”.Guardatevi questo video : Roberto Scarpinato – “Analisi dell’Italia oscena”
franco
18 Gennaio 2010 alle 14:51
razzismo
Caro paolo vedi anche te indirettamente o direttamente contribuisci ad alimentare questo tipo di sfruttamento da parte dei potenti.. Se indossi scarpe di marca sportiva o abbigliamento sportivo sappi che il lavoratore a preso una miseria ed e’ stato sfruttato.Non so se lo sapevi questa roba viene soprattutto dal mercato asiatico dove donne,bambini e uomini vengono sfruttati in maniera tremenda con orari assurdi e pagati una miseria. e lo stesso sta capitando in italia ora..quindi cosa dire..se vuoi che tutto questo finisca bisognerebbe che tu vada in giro nudo e che tu mangi i frutti del tuo orto.. In italia questo non dovrebbe succedere e tanto meno gli italiani dovrebbero essere inteligenti assai perche’ ogni forma di razzismo e odio non si trasformi in tragedia… Ghiloni ha scritto bene dicendo che telegiornali e giornali riportano solo di fatti di violenza commessi da extracomunitari,ma non riportano mai niente delle violenze e della criminalita degli italiani.. Forse c’e’ un progetto ben piu grosso che ci sfugge da parte di chi ci governa.. E i fatti di Rosarno sono una vergogna piu totale.molto probabilmente tutto organizzato dalla camorra..
Francois Pesce
30 Marzo 2010 alle 16:57
Le reazioni…
Cara Maddalena,l’importante e sensibile invito alla riflessione che hai rivolto con questo pezzo, e del quale ti ringrazio, è, purtroppo, improntato su fatti gravi. E su questo c’è poco da discutere. Ma emerge, ancora più fortemente, la gravità di certe reazioni, come quella del signor Paolo Giannotti o dell’utente JFK.Rispondo al primo considerando un punto di vista che ho, con lui, in comune: l’esistenza di un distacco tra la classe dirigente e il popolo. Probabilmente dovremmo partire da qui, dalla condivisione di valori, per riuscire ad analizzare meglio fenomeni che qualcuno vede come trasformazioni sociali, ed altri come problemi da estirpare…Al secondo utente, mi sento di DOVER chiedere: secondo lei, tra gli “immigrati attuali” sono mai esistiti o esisteranno, uomini o donne che, come tutti gli italiani immigrati da lei citati, non abbiano stuprato, rubato, insultato? Mi piacerebbe conoscere anche la sua idea di moschea (al plurale fa moschee, non Moscheè): cosa pensa siano? Pensa appartengano a un culto specifico, oppure siano un rudimentale luogo dove ogni religione -differente da quella che costruisce chiese con altari, affreschi, pulpiti- si ritrova? Infine, il concetto di irregolari: da ciò che leggo, credo che, secondo lei, si riferisca, al mero possedimento di una carta di identità. Quindi, le chiedo, chi come il sottoscritto avesse avuto il suo primo documento con tanto di fototessera e timbro all’età di 16 anni, potrebbe considerarsi -fino a quel momento- un irregolare? Oppure, essendo minorenne, sarebbe in qualche modo solo “in attesa” di regolarizzarsi?Gradirei delle delucidazioni al riguardo.Grazie.FPhttp://www.tuttoblog.splinder.com