Nell’inserto natalizio del Giornale di Barga abbiamo accolto con vivo piacere l’articolo del collaboratore Pier Giuliano Cecchi che ci intratteneva sulla storia della provenienza del grandioso Crocifisso del Maestro di Barga, il quale oggi fa bella mostra di se nel nostro millenario Duomo, accolto nella cappella della Madonna del Molino, o della Concezione.Sapevamo della sua passione per le ricerche storiche, tra l’altro ha diversi e interessanti lavori pubblicati nel presente sito, ma non pensavamo scendessero così a fondo.Infatti ha ritrovato la non indifferente notizia, specialmente per gli studiosi, che il grandioso Crocifisso detto del “Maestro di Barga” giunse nel nostro Duomo dalla diruta chiesa di S.Maria dell’allora “Campo Sanpieri”, oggi S.Pietro in Campo. Con gran senno per meglio essere
conservato fu tolto dalla diroccata chiesa probabilmente nel corso del sec. XVI, quando questa rientrava nella cura della parrocchia di Barga in stretta dipendenza dall’Opera del Duomo di Barga, detta di S.Cristofano, così come l’area territoriale di sua pertinenza, allora fortemente spopolata.
Tra l’altro il Crocifisso era il simbolo della padronanza dell’Opera sulla chiesa di S.Maria di Campo Sanpieri e del territorio ad essa efferente, che comprendeva l’area compresa tra Mologno, il Piangrande e il torrente Corsonna.
E’ dal settecentesco carteggio per l’elevazione della zona a parrocchia autonoma da Barga che apprendiamo la notizia della provenienza del Crocifisso, dagli allora “Sanpierini” definito antichissimo e che rivolevano indietro per esporlo nella rinnovata chiesa come era prima che vi fosse tolto. L’ultima parola fu quella dei Signori Nove di Firenze, i quali laconicamente sancirono che in mancanza di un riscontro di consegna il Crocifisso doveva restare nel Duomo di Barga.
Oggi quel Crocifisso di Barga, opera di un’ignoto pittore operante tra il sec. XIV (Sgarbi 1992) e il XV (Zeri), volgarmente ritenuto di scuola giottesca XIII-XIV secolo, ha un suo proprio nome, ovviamente tecnico: “Maestro di Barga”. L’appellativo lo si deve proprio a Federico Zeri dopo la mattutina visita che gli fece nel 1976, quando lo scelse a riferimento per tutte quelle opere che rimaste ignote nell’autore possono essere ricollegate stilisticamente all’autore del Crocifisso di Barga.
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