Malaria e influenza suina per cominciare. Quindi diarrea, febbre tifoide, colera, epatite A. Per i lucchesi con la valigia già pronta per le vacanze – circa 70mila da luglio a settembre (sono stati 58mila tra gennaio e marzo secondo i dati dell’Ufficio Italiano Cambi della Banca d’Italia; 377mila i toscani in generale) – questo elenco non deve spaventare ma allertare. Non solo coloro che decidono di passare l’estate in paesi lontani, tropicali, dove restano le malattie endemiche, o dove l’igiene e la sicurezza alimentare non hanno i nostri stessi standard. Ma anche altri che, per esempio, si spostano nel continente americano. O anche in Italia perché basta una cozza non fresca per rovinarsi un’intera vacanza. A mettere sul chi va là i turisti nostrani è la Società Italiana della Medicina dei Viaggi e delle Migrazioni (SIMVIM) in collaborazione con il Centro di Medicina dei Viaggiatori dell’Azienda USL 2 di Lucca. “Le regole per affrontare un viaggio con serenità e per tornare a casa solo con dei bei ricordi – spiega Alberto Tomasi, direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’ASL 2 di Lucca – non sono molte, ma importanti. Tra queste un cenno a parte riguarda le gastroenteriti diffusissime nei bambini e provocate dai Rotavirus, per cui viene auspicata la vaccinazione. E comunque prima di partire è importantissimo che il viaggiatore consulti un Centro di Medicina dei Viaggi (si può individuare il più vicino rispetto alla propria abitazione nell’elenco presente
sul sito della Società Italiana della Medicina dei Viaggi e delle Migrazioni: www.simvim.it) dove saranno fornite le informazioni necessarie. Qui troverà anche il ‘decalogo del viaggiatore’, una serie di consigli utilissimi che possono rendere una vacanza ancora più tranquilla”.
“La salute e la sicurezza del viaggiatore – aggiunge il direttore generale dell’Azienda USL 2 Oreste Tavanti – sono un problema di sanità pubblica sempre più rilevante. Essere messi a conoscenza, prima della partenza, dei potenziali rischi di un viaggio può mettere al riparo da situazioni spiacevoli, perché permette di adottare comportamenti più corretti. La valutazione e le conseguenti misure che il viaggiatore dovrebbe adottare per ridurre al minimo i rischi è un percorso che vede coinvolti il medico preventivo e il cittadino. E’ però fondamentale in questo ambito che esista una vera e propria rete tra tutti i soggetti interessati: oltre ai nostri operatori, i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta, i farmacisti, gli agenti di viaggio. Tra l’altro nella nostra realtà è stata attivata una collaborazione, sicuramente da ampliare ma già importante, tra servizi sanitari e attività turistiche”.
Ed ecco dove ottenere informazioni: in località Carraia, si può contattare l’Ambulatorio di Medicina dei Viaggiatori (Via di Tiglio 292) presso il Dipartimento di Prevenzione al 3° piano chiamando lo 0583.970000 (CUP). All’Ospedale di Campo di Marte (Poliambulatori specialistici, edificio D) si deve prendere appuntamento al numero verde 800.278526 oppure allo 0583.970654.
Nonostante la crisi, secondo i dati Ciset-Ferturismo-Astoi, i toscani in partenza per l’estero sceglieranno l’Europa del Sud (in particolare, Spagna, Grecia e rispettive isole), la sponda africana del Mediterraneo (Egitto, con in testa il Mar Rosso, Marocco e Tunisia) e la Croazia. Per le problematiche relative all’influenza suina vi è una leggera flessione del Nord, Centro e Sud America. In calo anche l’Asia meridionale (Maldive, Sri Lanka, ecc.). Diminuzione più consistente per i flussi diretti in Europa settentrionale e centrale, ma soprattutto verso l’Asia Nord orientale (Cina, Thailandia, ecc.), Oceania e Medio Oriente.
La Malaria. In molte zone di queste zone – Nord Africa, Medio Oriente, Africa sub-sahariana, sub-continente indiano, sud-est asiatico, Oceania, isole del Pacifico, America Latina e Caraibi – il pericolo non percepito riguarda la malaria. “Nell’ultimo anno – spiega il dottor Tomasi – nel nostro centro non abbiamo registrato casi dovuti a viaggi nelle aree geografiche a rischio, ma in passato abbiamo avuto alcuni casi e anche un decesso”. La malaria è un’infezione causata da un parassita trasmesso all’uomo dalla puntura di zanzara (Anopheles) che ha una predilezione per la specie umana. Dal momento che i parassiti responsabili (plasmodi) diventano resistenti ai farmaci per la profilassi, rimangono ancora ‘buchi’ nella rete di difesa che ogni viaggiatore dovrebbe predisporre per tutelarsi. Inoltre la malaria è in continua evoluzione (si è scoperto ad esempio, di recente, che qualche plasmodio causa di malattia negli animali può indurre la malattia anche nell’uomo) e le aree geografiche endemiche sono soggette a variazioni. Infine molti accorgimenti alla base della prevenzione verso il rischio malarico possono talora essere trascurati dal viaggiatore. “Per questo – aggiunge il dottor Tomasi – nella gestione della prevenzione di questa malattia potenzialmente letale non è consentito il ‘fai-da-te’ o il ‘per-sentito-dire’. La vigilanza, inoltre, va proseguita anche al ritorno dal viaggio: considerato che il segno clinico più frequente è in assoluto la febbre, qualsiasi febbre, in assenza di inequivocabili segnali cardini, in un soggetto rientrato da un paese endemico per la malattia, è una malaria fino a dimostrazione contraria”.
La ‘suina’. A mettere tutti sull’attenti non c’è solo la malaria ma, da quest’anno, anche l’influenza suina (A-H1N1). “Si tratta – spiega il dr. Tomasi – di un’infezione virale acuta dell’apparato respiratorio con sintomi simili a quelli classici dell’influenza: febbre ad esordio rapido, tosse, mal di gola, malessere generale. Come per l’influenza classica, sono possibili complicazioni gravi, quali la polmonite. I primi casi della nuova influenza sono stati legati a contatti ravvicinati tra maiali e uomo. Ma essa non si trasmette attraverso il cibo e non c’è alcun rischio d’infezione attraverso il consumo di carne suina cotta o prodotti a base di carne di maiale”. Però si è ‘adattata’ all’uomo ed è diventata trasmissibile da persona a persona. “Questo è il motivo – continua il dr. Tomasi – per cui si sono verificati nel mondo circa 35 mila casi con 163 morti. E per questo l’11 Giugno l’OMS ha dichiarato ufficialmente la fase 6: pandemia. L’elemento positivo è che i suoi effetti sembrano essere quelli di una normale influenza anche se è giusto prepararsi adeguatamente. Il vaccino pandemico sarà pronto ad ottobre, e la nostra Azienda ha già predisposto un piano aziendale straordinario di vaccinazione.
Gli altri rischi. Dopo malaria e nuova influenza suina, sembra che i rischi tradizionali passino in secondo piano. Non è così. È importantissimo porre attenzione anche alle malattie che si trasmettono per via oro-fecale come la diarrea, la febbre tifoidea, il colera, l’epatite da virus A. Alcune, come il colera e tifo, sono tuttora responsabili di centinaia di migliaia di decessi (600mila per febbre tifoidea e 120mila per colera). Il rischio è maggiore nei paesi con scarse risorse socio economiche. Le misure per prevenire queste malattie sono semplici ma importanti e riguardano innanzitutto i comportamenti alimentari. Infatti, l’entità del rischio varia notevolmente in base agli alimenti consumati: la frutta, il ghiaccio e l’acqua di rubinetto vanno considerati sempre contaminati. I cibi a maggior rischio sono quelli ad alto contenuto di acqua mantenuti per qualche tempo a temperatura ambiente, in particolare la carne cruda o poco cotta, i frutti di mare, la frutta e le verdure crude. Le bevande sicure sono quelle imbottigliate, addizionate di anidride carbonica; la birra, il vino, il caffè o te caldi, l’acqua bollita e/o trattata con cloro. Un’altra importante variabile sembra essere il luogo dove il cibo viene preparato: il rischio aumenta andando dalla casa privata al ristorante ai rivenditori di strada. Oltre alle conseguenti misure precauzionali per l’alimentazione, conseguente a quanto detto sopra, si ricordi che è fondamentale per una buona prevenzione l’igiene personale (lavarsi sempre le mani) ed è opportuna la copertura vaccinale.
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