Ha preso inizio nella mattinata di sabato 4 aprile a Barga la manifestazione turistico-culturale riservata a motociclette costruite entro il 1945.
Le moto, una cinquantina circa, si sono radunate presso Villa Moorings dove il Sindaco di Barga Umberto Sereni e l’assessore allo sport Gabriele Giovannetti hanno salutato partecipanti e organizzatori e un ospite s sorpresa: la pop star Paolo Nutini che, in questi giorni a Barga alloggia nella Villa. Nel pomeriggio, dopo la sistemazione alberghiera ed un rinfresco, verso le 14.00 i mezzi d’epoca partiranno in direzione di Castelnuovo Garfagnana ed all’arrivo sotto la Rocca Ariostesca vi sarà una breve sosta con merenda alla toscana. Verso le 16.30 si riparte per Barga, attraversando i paesi di Monteperpoli, Gallicano, Fornaci di Barga e Loppia, per poi giungere in serata a Barga presso Villa Moorings dove le moto resteranno in mostra mentre i partecipanti saranno tutti invitati a uno spettacolo di danza e poesia al teatro dei Differenti, durante il quale avverrà anche la premiazione dei mezzi.
Nella mattinata di domenica, dopo una visita guidata nel centro storico di Barga, il corteo partirà in direzione di Castelvecchio Pascoli dove si svolge la tradizionale festa del Borgo della Poesia. È prevista la visita alla casa del Poeta per poi rientrare nel pomeriggio a Villa Moorings dove si concluderà questa due giorni attraverso i nostri territori. L’evento è stato organizzato dal gruppo Cramer (club romagnolo auto moto d’epoca) e dal Registro storico Italiano Indian Motorcycle in collaborazione con il Comune di Barga e con il moto club di Fornaci di Barga. Gli iscritti alla manifestazione, davvero numerosi provengono per lo più da Lucca, Fierenze, Ravenna, Imola, su moto che sono dei veri e propri cimeli:di svariate case costruttrici.
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Andrea Salvoni
2 Giugno 2012 alle 15:28
Re: A proposito della parata del 2 giugno ( e della visita del Papa a Milano)
L’arroganza del potere costituito e dei suoi valletti politici non ha mai fine.
Il 2 giugno non rappresenta il “solo” passaggio dalla monarchia alla repubblica: con esso si sanciva la definitiva sconfitta della reazione, del corporativismo, del pensiero unico. Difficile allora comprendere i motivi e i toni con i quali si continua a difendere questa insolenza militarista e l’annesso svilimento di una festa che in realtà dovrebbe celebrare l’uscita dal periodo più buio che l’Italia abbia attraversato.
Se si dispone di così tanto acume per riconoscere che attraversiamo “momenti difficili”, mi si venga a spiegare allora il motivo per cui si debbano spendere 4 milioni di euro per una ridicola ed inopportuna parata militare, inutile e sdegnosa quanto le dichiarazioni di tutti gli esponenti delle forze governative, dal Pdl al Pd, accorsi alla difesa d’ufficio di questo vuoto cerimoniale guerresco.
Inoltre, potrei pure sentirmi preso in giro da chi da una parte invita a “ritrovarsi nei valori della Carta Costituzionale” e dall’altra, nei fatti, compromette il progresso culturale e politico che proprio quella Carta ha sancito: se l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro (art. 1 della Costituzione) vorrei capire allora quale stupefacente interpretazione di questo articolo ha portato il Partito Democratico a votare pochi giorni fa il ddl Fornero che di fatto smantella i diritti dei lavoratori e l’assetto normativo posto a loro difesa. E che non vengano a raccontare che si trattava di una questione di “responsabilità nazionale” o di un fantomatico ammodernamento per aprire il mercato del lavoro ai giovani: una retorica questa che è ancora più odiosa perché si giustifica mettendo i figli laureati e disoccupati contro i padri cinquantenni in mobilità, e viceversa.
Difficile dunque accogliere questa morale conciliatoria sui “valori”, soprattutto da chi predica una cosa e poi ne fa un’altra.
Detto questo, il 2 giugno dovrebbe commemorare la rinascita civile di una nazione, non l’autoerotismo bellico che oggi tristemente sfilerà per le vie di Roma, e che nella versione casereccia di Fornaci di Barga si ridurrà ad una smaniosa ed altrettanto triste corsa agli acquisti.
Infine, se c’è bisogno di un giudizio sulla visita del papa a Milano esso è già inscritto nell’evento stesso: è dietro il trionfalismo delle masse che la chiesa cattolica nasconde la sua inarrestabile decadenza. Decadente la chiesa, indecente il comune di Milano e la sua scelta di contribuire alle spese organizzative dell’evento religioso con ben 3 milioni di euro. Laicità dello Stato, addio.