Quando lunedì 8 settembre con mia moglie si saliva a Tiglio per partecipare al ricordo in musica di Domenico mi venne spontaneo dire: ora lo incontriamo; sì, perché era su quel tratto di strada che diverse volte lo abbiamo salutato mentre faceva footing con sua moglie e oggi mi resta difficile pensarlo assente da noi tutti: scomparso lontano dai suoi, dalla sua Barga, dalle sue montagne e… senza ritorno. Pare tutto un sogno; solo quella lapide nel cimitero del suo cuore, a Tiglio, ci porta alla realtà.
Giunti a Tiglio Alto già in molti aspettavano l’inizio del concerto musicale, parenti di Domenico, tanti amici e conoscenti, tra i quali molti raccolti sotto le insegne del CAI. Il concerto è nato con spontaneità tra amici di Domenico, tra persone che lo conobbero: musicisti che lo apprezzarono per le sue doti musicali e d’umanità e dei barghigiani mai dimentichi, come noi tutti, del suo profondo essere. Sul fondo del fianco dell’antica chiesa dell’Annunziata sedeva il quintetto di fiati, di fronte a loro due file di pubblico facevano da passerella all’ingresso dei cantanti: un mezzo soprano ed un tenore.
All’inizio, con brevi e intense parole dell’oratore, il Comune di Barga ha reso omaggio alla figura di Domenico e al tempo stesso ha testimoniato il suo apprezzamento per l’iniziativa.
Poi le note e il canto hanno iniziato a diffondersi tra arie pucciniane, verdiane, di Bizet, Cilea, ecc. Lunghi, lunghissimi gli applausi, per le belle esecuzioni, ma soprattutto per Lui, anzi Lui guidava le nostre mani. Poi i bis, specialmente del “Nessun dorma”, quasi a volerci ripetere che in nessuno dorma il ricordo, di ora, di ieri, di sempre.
Allora, dato che la penna va tranquilla nel ricordo: son sicuro che per il suo essere anche a Domenico avrebbe fatto tanto piacere, inizio a chiudere questa nota ricordando un’ amica, anch’ella vittima della montagna due anni prima: Antonella Brizi.
La montagna istruisce, è cammino spirituale di magiche sensazioni, ma chiede tanto in cambio: ieri la nostra Pania ce l’ha insegnato ancora una volta direttamente, un poco più tardi è stata una montagna lontana, fino a quel momento forse sconosciuta: il Diran Peak in Pakistan, ma questa volta l’insegnamento è stato più duro: la montagna è stata egoista e si è trattenuta qualcosa di noi. Allora che voli il nostro saluto a Domenico, vibri forte nell’aria per raggiungerlo là: cuori in un cuore per sempre.
Questa foto è stata scattata nel luglio del 1971 al Lago Santo. Da sinistra in alto: Pier Giuliano Cecchi, Domenico Palandri, Piero Nardini, Massimo Capanni; accosciati: Giampiero Gonnella e Giovanni Baraglia.
Lascia un commento