Egregio Sig. Sindaco,i sottoscritti Pier Giuliano Cecchi di Barga e Samuele Cecchi di Castiglione Garfagnana, nella loro qualità di appartenenti al ceppo dei Cecchi di Castiglione, con la presente sono formalmente ad interessare in prima persona Lei, poi tutto il Consiglio che presiede, circa la dovuta attenzione che il Comune da voi amministrato dovrebbe ancora prestare nei confronti della memoria di un suo valido e sfortunato figlio: Domenico Cecchi, il quale, come certamente sapete, fu autore di carte corografiche della Valle, mappe di confini di stato tra paesi allora Estensi e Lucchesi, carte della fortezza di Castiglione e Terrilogi, quest’ ultimi conservati in quasi tutti i paesi della Garfagnana compresa Barga, con tracce di una loro esistenza anche in comunità al di là degli Appennini, che lo rivelano e lo consegnano alla Valle come uno dei suoi figli migliori, la cui opera, ancora oggi, tra l’ altro riflette al meglio F intelligente operosità dei Castiglionesi di ogni tempo.
Per una conoscenza maggiore delle sue opere e della sua vita, travagliata dall’ esilio dalla sua Terra, vi invitiamo a rileggere attentamente il libro voluto ed egregiamente supportato dal Comune: “Domenico Cecchi da Castiglione, cartografo e agrimensore del sec. XVIII” , edito nel 2007 quale supporto al concorso a premi bandito per le scuole della Valle dal Circolo Culturale Garfagnana e preceduto dalle mostre sulla sua opera che si tennero in quell’anno a Castiglione e a Castelnuovo. Come dall’ oggetto alla presente è nostra convinzione che tanta maestria merita tutta la vostra attenzione, che noi ravviseremmo nella doverosa intitolazione di una via o piazza di Castiglione alla sua memoria. Premessa e incitamento ad un futuro in cui, se le forze lo permetteranno, si potrebbe rivedere anche la sua posizione di esiliato dalla sua Terra, come Dante Alighieri, anch’ egli accusato in risvolti del tutto politici. A questo proposito ci pare opportuno riferire, tratte da “Il Tirreno” del 29 luglio 2008, le parole usate in difesa di Dante dal presidente del Consiglio regionale Riccardo Nencini. Questi, nell’ambito delle iniziative per la consegna del Fiorino d’Oro al discendente Pieralvise Serego Alighieri, valutando i cinque voti contrari alla piena riabilitazione del Sommo Poeta in seno al Consiglio di Firenze, così si è espresso: “..e come comportarsi da Guelfi e Ghibellini”… “Baratteria, frode, estorsione, proventi illeciti: tutte accuse false, mai provate e perfino impossibili da sostenere considerando carica e mansioni di Dante Alighieri, eletto priore nel giugno-agosto del 1300 e nel 1301 fra gli ambasciatori inviati al pontefice dalla Signoria. In realtà Dante era un avversario politico e come tale fu trattato da Cante Gabrielli con le due famose sentenze di condanna registrate al Libro Chiodo. Ecco, chi si è opposto alla riabilitazione di Dante Alighieri, alla revoca formale del bando di 700 anni fa (esilio perpetuo), è come un nipotino di Cante Gabrielli”.
Il paragone potrà apparire altisonante, ma i contenuti sono molto simili al caso di Domenico Cecchi, e in attesa di quel tempo che potrebbe venire anche per Castiglione, intanto siamo fermamente e fieramente convinti che la memoria di Domenico Cecchi meriti quanto richiesto, anche perché Firenze, nonostante il perpetuo esilio inflitto al Sommo Poeta, mai si è sognata di tralasciare intitolazioni pubbliche al suo nome o statue con la sua effige.
Piergiuliano e Samuele Cecchi
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