Giurlani (Uncem Toscana) presenta la Festa della Montagna del Partito Democratico

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Nell’ambito della Festa Democratica che apre sabato 23 agosto a Firenze (durerà 15 giorni) insieme ai tanti dibattiti si inserisce anche la Festa della Montagna che si svolgerà a Barga il 29 agosto.
L’iniziativa è sostenuta anche dalla Senatrice Mariangela Bastico, Ministro agli Affari Regionali del Governo Ombra.
Dall’assise del 29 agosto dovrà uscire un documento condiviso con il quale il PD si farà carico delle istanze della Montagna proponendo una nuova governance che guardi a progettualità nell’ottica della sussidiarietà ed adeguatezza quali criteri-guida per rispondere alle esigenze del territorio e dei cittadini che lo abitano.
Tema affascinante perché coinvolge la vita stessa della montagna, da quella economica a quella ambientale, dalla culturale al tempo libero.
Ne abbiamo parlato con Oreste Giurlani, Presidente di Uncem Toscana (che rappresenta 20 Comunità montane e ben 165 Comuni montani).
Al primo posto – dice Giurlani – metterei l’intento di salvare il “sistema montagna toscano” conosciuto e apprezzato in tutta Italia per efficienza, progettualità, serietà, compattezza. E quindi di trasferire tale modello a livello nazionale nell’interesse del Paese e non solo della montagna”.

Ma il taglio operato dalla Finanziaria di 90 milioni di euro in tre anni alle CM non aiuta questo processo di sviluppo…
Sono d’accordo. Ecco perché credo che occorrerà intervenire sul Fondo per la montagna (sia nazionale che regionale) attraverso una seria politica per la montagna che tenga conto delle esigenze delle popolazioni che hanno il diritto di ottenere gli stessi servizi che vengono riservati in pianura.

Per raggiungere tali obiettivi l’Uncem ha stretto una forte alleanza con Legautonomie…E’ vero. Ciò è avvenuto sia a livello nazionale che regionale. Si tratta di unire le forze e impegnarle su alcuni punti ritenuti qualificanti e attuativi del processo federalista. Tra essi, in particolare: il federalismo finanziario e fiscale; il nuovo Codice delle autonomie; la riforma delle sedi di concertazione e di raccordo istituzionale per consentire agli enti locali di intervenire nella formulazione delle leggi che interessano i territori; la riforma dei servizi pubblici locali, il rilancio della Comunità montana, unico modello associativo dei Comuni sul territorio montano, da riorganizzare e valorizzare come strumento di sviluppo locale e di esercizio
associato dei servizi.

L’Anci avrà un ruolo?
Mi è stata garantita la presenza di Guerra, responsabile per i piccoli comuni dell’Anci. Una presenza importante che servirà a creare un’adeguata sinergia tra Uncem, Legautonomie e la stessa Anci.

La Montagna, quale ambito complesso e “globale” dei suoi profili antropici, culturali, ambientali ed economici, pretende politiche legislative organiche e coerenti. Cosa ne dice?
Il 54% del territorio italiano, con una popolazione residente di circa 11 milioni di abitanti, ove operano 4201 Comuni montani e 356 Comunità montane, concorre al PIL nazionale per oltre il 16%. La montagna italiana, quindi, si può definire un gigante economico e nano politico, all’interno del quale albergano notevoli sperequazioni in termini reddituali.

Eppure qualche anno addietro l’Organizzazione delle Nazioni Unite aveva celebrato “l’anno internazionale della montagna”…
La realtà della montagna non è semplicemente composita ed eterogenea, ma, si è visto, proprio in occasione di tale manifestazione, complessa e contraddittoria, per cui solo in un ambito limitato è possibile parlarne come di una realtà unitaria. Comprendere la differenziazione dei sistemi montani per modulare in maniera efficace le politiche è funzionale a cogliere le diversificate vocazioni del territorio.

Leggendo gli atti di alcune conferenze tenute nella montagna toscana nel dopoguerra emerge chiaramente che tra i problemi all’epoca più sentiti rispetto alle altre zone vi erano quelli dell’isolamento sociale, della marginalità rispetto ad un mondo urbano e di pianura che stava enormemente cambiando. Cosa pensa si debba fare?
Il problema principale era costituito dal fatto che in montagna si viveva male, non c’era un futuro per le giovani generazioni che aspiravano ad avere le stesse opportunità di studiare, lavorare e, perché no, di divertirsi degli altri coetanei.
La domanda principale oggi è stata la stessa di cinquanta anni prima: come si vive in montagna? La risposta, fornita da una recente ricerca dell’Irpet, è stata ovviamente articolata, puntando all’analisi dei vari fattori che incidono sulla qualità della vita e sulle notevoli differenze tra le molte “montagne toscane”. In estrema sintesi i risultati hanno confermato l’esistenza di una “questione montagna”, ma con differenziali di livelli di vita più contenuti del passato e soprattutto in una situazione in cui sono garantiti i maggiori servizi essenziali in ogni luogo; si è tuttavia ridotta l’estensione territoriale delle aree dove è presente tale questione, da cui l’esigenza di ripensare ad una nuova territorializzazione degli interventi che sappia anche cogliere i diversi gradi di intensità di alcune problematiche sociali e ambientali.

Cosa si aspetta dall’appuntamento di Barga?
Le risposte che vogliono le popolazioni di montagna. Le forze presenti, dagli esponenti del PD all’Uncem, da Legautonomie all’Anci, sono in grado di garantire un risultato positivo per procedere sulla strada del rilancio dello sviluppo della montagna.

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