L’intervento dell’Arcivescovo Plotti
E’ impossibile pensare ad una chiesa, senza immaginarla frequentata dal Popolo di Dio, che vive e trova in essa la più autentica identità cristiana.
Ho celebrato, in questi anni del mio servizio episcopale, molte volte in questa stupenda Pieve e ho sempre immaginato, forse distraendomi dalla concretezza del rito, alle migliaia di persone che in tanti secoli di esistenza, hanno pregato in questo luogo sacro, hanno portato davanti all’altare le loro gioie e i loro dolori e hanno trovato risposta ai loro interrogativi esistenziali.
Novecentocinquant’anni di storia, trascorsi e vissuti nella ricerca di Dio, del Suo amore e della Sua misericordia, per accogliere la Sua venuta nel mondo come Salvatore e incarnare così la fede nella vita quotidiana.
Ogni chiesa, anche le più moderne e di recente costruzione, sono il segno e il luogo dove questa armonia tra cielo e terra si realizza e dove si compie la ricomposizione tra esigenze terrene e aspirazioni eterne.
E’ questo legame intimo e stretto, quasi indissolubile tra edificio sacro e vita e storia di un popolo che molti non riescono a cogliere e vorrebbero, nella staticità e nella inamovibilità delle strutture, ridurre le nostre chiese a museo o a memoria solo iconografica del passato.
Una chiesa vive e si rinnova, anche nella sua ristrutturazione e nel suo arredo, sempre per rispondere meglio alle istanze di un popolo che si evolve, che cresce e vuole identificare la sua crescita culturale e spirituale dentro l’area sacra, dove consolidare il proprio essere comunità di credenti.
Ecco perchè, quando entriamo in una chiesa, non possiamo fermarci solo ad ammirare le sue architetture o le sue decorazioni pittoriche, senza pensare alla fede e alla vitalità spirituale di un popolo che le ha pensate, volute e realizzate, per esprimere al meglio la propria consistenza e la propria peculiarità. Ogni chiesa è diversa, perchè ogni comunità cristiana è diversa e irripetibile.
Celebrare, quindi, i 950 anni dalla fondazione della Pieve di Loppia, significa ritrovare in essa, come impresso nei muri, il mistero e insieme la realtà religiosa di un popolo che, dentro questo luogo, ha scritto le pagine più significative della sua storia.
Ed è su questa storia gloriosa e solenne che dobbiamo oggi rivisitare la nostra Pieve, per ritrovare e rifondare in essa stimoli e suggestioni, per ricostruire ogni giorno di più il tessuto comunitario, di una chiesa che vuole essere “di popolo”, per portare anche oggi nella società in cui viviamo il fermento del Vangelo.
Il ricordare una data importante come questa, non può, pertanto, essere soltanto una specie di “leccornia” culturale e storica, ma chiave di lettura e di interpretazione per il tempo presente e soprattutto per il futuro delle nuove generazioni, spesso ignare di tanta e ricca tradizione religiosa.
La Pieve di Loppia ha segnato l’unità e la coesione del popolo barghigiano, perchè da queste mura è partita l’evangelizzazione di tutto il territorio plebano. Mi auguro che l’attuale celebrazione anniversaria, sia l’occasione per ricollocare nella sua centralità questa meravigliosa Pieve e che, nella ristrutturazione in atto delle antiche parrocchie in unità pastorali più organiche e funzionali, sia sempre percepita e valorizzata come chiesa “caput et mater” di tutte le altre chiese del territorio, per ricostruire, certamente con altri criteri pastorali e diverse connotazioni, quella struttura plebana, che aveva nella vecchia e gloriosa Pieve il suo centro pulsore.
Alessandro Plotti
Arcivescovo di Pisa
Lascia un commento