La gioventù sarà pure beata, ma è anche molto stressata!
Gli adolescenti in generale si sentono più sotto pressione degli adulti. Il problema è che molti non sanno come reagire a questa condizione, che quindi spesso scivola nella depressione, problemi di salute, dipendenze. Etc.
Una delle cause che nella mia professione ho potuto riscontrare, quando lavoro con famiglie che hanno problemi a gestire il rapporto con i figli adolescenti, è quella che è stata definita dagli altri paesi europei un fenomeno della cultura italiana, ovvero:
“la lunghissima ed interminabile gioventù dei genitori”.
Cosa intendo dire?
Bene, andrò nello specifico, perché ci tengo arrivi a voi lettoti un messaggio di allerta per salvaguardare la nostra società e quindi i nostri adolescenti.
Pensate. Lo vediamo ogni giorno, le città italiane gremiscono di ultraquarantenni che amano essere chiamati “ragazzi” mentre scimmiottano ganzi in serate universitarie.
Molti diranno : dottoressa cosa c’è di male!
Nulla, risponderei io.
Non ci sarebbe nulla di male, il confronto generazionale è utile, ma un particolare può sfuggirvi; i quarantacinquenni a cui faccio riferimento, hanno figli e responsabilità nelle loro vite che attendono una loro partecipazione, e che non ottenendola rischiano il “CAOS ESISTENZIALE!”
Ed è con questi elementi che ci ritroviamo in quella che è stata definita l’era “senza padri”.
Nella quale di conseguenza potremmo dire senza madri, poiché le donne in questo si ritrovano snaturate dal loro ruolo, per improvvisare e sostituire padri. Troviamo le madri stressate che ogni giorno incontriamo, donne insicure e impaurite, che sentono un fardello, invece di poter godere della propria genitorialità.
Ma queste ormai sono solo teorie obsolete diranno molti.
Ma non è così, e voglio mostrarlo!
La madre nella società ha un ruolo fondamentale!
Oggi molte di loro dovendo ottemperare alla figura maschile si ritrovano a non poter costruire quello che dall’era dei tempi creano con il figlio/a e quindi con l’umanità. T
E da qui le società più violente e sempre più difficili.
Vi sembra folle?
Non lo è!
È possibile a chiunque vedere come negli ultimi 20anni sia cambiata la società, eppure pochi hanno già compreso che molto fa parte del ruolo genitoriale compromesso.
Perché non è il cambiamento del nucleo famigliare (in famiglie allargate, separate, monogenitoriali, ecc.) perché a questo ogni figlio/a si adatta.
E’ il ruolo madri/padri che subendo un radicale cambiamento, estremo a tal punto non poter essere assorbito e quindi gestito, ha creato caos nell’evoluzione generazionale.
La risposta si semplifica: la genitorialità è compromessa e con essa le società e quindi i figli!
Da tutto ciò la maturità dell’individuo sociale si è rallentata creando ruoli che si sovrappongono .
Li ho visti, i miei coetanei che giocano a fare gli amici dei figli.
Se è un modo di passare un po’ di tempo con loro, va benissimo!
Ma spesso la realtà che analizzo è tutt’altra, è un tentativo goffo di creare rapporti amichevoli , dimenticando appunto di essere i genitori.
È di certo un bene aver abbandonato la genitorialità restrittiva delle famiglie degli anni passati, ma modernizzare il ruolo genitoriale non deve snaturare ciò che esso comporta , cioè la fondamentale importanza che ha verso le nuove generazioni il ruolo di un genitore.
Mettiamocelo in testa, cari coetanei: i nostri figli non hanno bisogno di nuovi amici (ne hanno in quantità).
Hanno bisogno di padri e madri! Non di adulti onnipresenti!
Mi rivolgo alla generazione che i propri diciott’ anni li ha vissuti poco più di un decennio fa. La mia stessa generazione.
Sfido tutti ad ammettere che di sicuro, nessuno di noi avrebbe voluto i genitori all’ uscita della maturità, o in attesa dopo un esame all’ università. E i genitori non si sarebbero mai sognati di apparire in occasioni del genere.
Non eravamo meglio noi come figli e né avevamo genitori migliori o peggiori.
C’erano famiglie con più dialogo tra genitori e figli e altre dove si poteva fare meglio.
Ma è stato un bene crescere dove i ruoli erano rispettati, i loro e i nostri.
“Resta con noi”
Altro problema è quello che definisco l’attaccamento eterno ai figli, la cronica mentalità del cordone ombelicale, i genitori che vogliono esserci in tutto.
Ma che in verità sviluppano una forma perversa di non lasciare libero un figlio, per non distaccarsene, risultando invadenti e oppressivi.
Dove, con passare del tempo in questo tipo di genitorialità troviamo donne fatte e ragazzoni robusti vegliati da genitori apprensivi.
Secondo voi, chi ha bisogno di chi?
Se vogliamo creare una «generazione di burro» questa è la strada giusta.
Ma se invece, vogliamo davvero che i nostri figli adolescenti abbiano buone possibilità dobbiamo forse fare de passi indietro, guardare a generazioni di genitori passate, sì magari occorre anche ispirarsi un po’ alle generazioni “dell’educazione di ferro e dei nervi di acciaio” e salvarne ciò che avevano di costruttivo.
Genitorialità severa, certamente, e discutibile per tanti versi, e sicuramente da smussare per quanto riguardava la severa ed estenuante moralità. Ma, da prendere sicuramente da esempio per quanto riguarda la certezza dei ruoli e dell’ educazione, principi fondamentali per permettere ad un adolescente di diventare adulto e aver buoni elementi per affrontare le svariate circostanze che dovrà vivere…vivendo!
E quindi ritrovarsi seriamente genitori abbandonando una volta per tutta il modello attuale di estenuante “baby-sitteraggio” dei figli.
La chiave è la consapevolezza
Noi esperti riconosciamo nella nostra società contemporanea esiste un melting pot di culture, modelli e opportunità che affascinano e confondono l’identità dei giovani adolescenti e quella dei genitori ma occorre capire che se vogliamo che i giovani siamo meno “persi” di quanto sono, occorre “mettere ordine”!
Prendendo atto che le famiglie si sono ridimensionate, hanno altre forme, altre identità, è opportuno salvaguardare il valore che una famiglia ha per l’adolescente che ci vive.
Solo se si salvaguarda il ruolo di essa sarà serena e “fluida” la comunicazione e la relazione con i figli.
Poiché hanno la necessità di avere stabili “guide” per dirigere la propria vita.
So bene che questo non basta, perché spesso dopo aver affermato questo mi viene detto che l’adolescente in questione è diverso e complicato, è uno/una che sfida, che è impossibile, mio figlio è un individuo a sé, etc etc etc etc etc.
Bhe, a tal proposito, a meno che non si tratti di un adolescente con devianze e prolematiche croniche (tossicodipendente, patologie pschiatriche etc) occorre capire che l’adolescenza vissuta come quella fase che nello sviluppo evolutivo è prevista per tutti, nessuno escluso, ha tempi e percorsi che vanno lasciati in evoluzione.
Quindi occorrerà solo comprendere questo concetto e rivestire il proprio ruolo da genitore come una “guida” o, come io spesso definisco, “co-pilota”.
Istruzioni per l’uso
Sarà utile aver presente che in questa fase, gli alti e bassi saranno tantissimi, che spesso un genitore potrà avere paure ed insicurezze, date dall’ instabilità che in essa l’adolescenza comporta
Infatti, è noto che quando si è in relazione con un adolescente cambiano spesso e assai repentinamente le fasi emotive ed esistenziali.
La giusta cosa da fare sarà intuire che un ragazzo non può essere trattato come un bambino, ma non possiamo neppure pretendere di potergli parlare al nostro stesso pari di un adulto, quindi basterà solamente istaurare un dialogo semplice e senza pressioni, rispettando tempi e volontà dell’adolescente.
Quando, invece, ci troviamo angosciati per la situazione di nostro figlio o per i suoi comportamenti (frequente è il riconoscerlo molto immaturo e un disastro a scuola) la prima domanda che ci dobbiamo porre sarà:
“A chi appartiene l’angoscia? A noi adulti o al ragazzo che l’ha scissa esprimendola con questi comportamenti? “
In funzione poi dell’intensità del “problema” occorre rispettare i tempi! Persino noi clinici ci prendiamo il nostro tempo quando abbiamo a che fare con adolescenti, poiché la discontinuità è un fattore che non deve intimidire o scoraggiare
Inoltre non occorre esasperare le situazioni, anche quelle che per un genitore possono sembrare le più inaspettate, devono essere monitorate e gestite.
Le problematiche o i disagi presentatimi variano nello spettro della sintomatologia più varia dalla nevrotica (fobie, isterie…), alla psicotica (deliri, paranoie…), comportamenti devianti ( tossicodipendenze…) disturbi dell’alimentazione e dell’apprendimento, ma prima di queste mi si presentano come situazioni allarmanti, episodi sterili di gravità, eppure per un genitore tutte suscitano simili gradi di pericolo.
Fortunatamente noi tecnici sappiamo che l’evidenza e la vistosità del problema non è direttamente proporzionale alla sua gravità. Questo è dovuto al fatto che in adolescenza le difese non sono ancora modulate e così emergono con tutta la loro forza producendo i sintomi che vediamo. Da qui ne deriva il giusto intervento tecnico e la collaborazione sincronizzata con i genitori.
Lo stato di allarme che suscita un adolescente con i suoi silenzi improvvisi, le chiusure, le nuove richieste, etc etc. porta in ogni nucleo famigliare molta insicurezza e spesso una scoordinata gestione della privacy, e sono i genitori ad accusare malesseri e ad avere “sindromi”.
Più diffusa e la sindrome del controllo, che preciso può andar bene se serve a capire cosa accade ad un figlio che assume atteggiamenti preoccupanti.
Essa risulta, invece, un errore grave nel momento in cui ci si prende il diritto di violare ogni forma di privacy, controllando telefoni, diari, etc etc.
I genitori e i figli devono stabilire un rapporto di fiducia, ma non solo nella direzione dei genitori, ma deve esserlo reciprocamente
Solo così si creerà un rapporto in cui il proprio figlio difronte ad un problema chiederà spontaneamente un parere, coinvolgendo così la famiglia nei propri bisogni.
L’adolescente apprezza in modo particolare chi sa stare alla giusta distanza e rispetta il suo mondo interno. Si deve quindi motivarlo ad una ricerca introspettiva. Al contrario se lo sottoporremo ad interrogatorio l’effetto sarà un ripiegamento su se stesso ed una fuga.
I consigli di Mia:
Siccome non esisterà mai un manuale per il buon genitore, poiché la relazione dei figli deve porsi sul rispetto delle diversità e sull’individualità , mi impegno a darvi solo alcuni consigli pratici:
1. Prima di tutto dobbiamo recuperare il principio dei ruoli. Come nella coppia esiste uomo e donna, anche nella relazione con i figli è fondamentale non dimenticare chi è il genitore e chi è il figlio.
2. Poi dobbiamo assolutamente ridimensionare la nostra consapevolezza e l’autocontrollo. E’ importante riconoscere le emozioni con cui ci accostiamo a loro (se siamo ansiosi non possiamo che aspettarci d’essere respinti da un altro ansioso perché non avrà le risorse per accogliere anche la nostra).
3. Dobbiamo sempre tenere presente “l’effetto Pigmalione”: quello che pensiamo si riflette sempre sul mondo, se pensiamo che i nostri figli sono dei disgraziati questi lo saranno di sicuro. Pensiamo allora ai loro lati positivi e da genitori il compito è incoraggiarli.
4. Presentiamoci con la convinzione di voler soddisfare loro nell’incontro che cerchiamo. Avviciniamoci proponendo un clima disteso utilizzando immagini distensive come per esempio “Mi è venuto in mente di quella volta che abbiamo vinto la coppa insieme a pingpong” “ti ricordi quel pomeriggio al mare”.
Utilissime sono le fotografie, lo consiglio spesso ai miei pazienti, perché rivedere immagini dell’infanzia crea un raccoglimento emotivo e quindi una vicinanza;
5. Siate vigili, ma non vigilanti! Intendo dire, siate si presenti ma non invadenti negli spazi per giustificare le vostre preoccupazioni. Solo quando avrete molti elementi preoccupanti allarmatevi! E a quel punto se è opportuno cercate figure esperte, che rafforzeranno lo strato di supporto per la risoluzione del problema in essere.
6. Siate sostenitori delle loro ambizioni, sappiate aspettare il tempo di maturazione delle loro idee, anche quelle che vi sembrano bizzarre hanno il diritto di esserci, perché fanno parte di una personalità, che è bene ricordare è diversa dalla vostra. Sarete il primo “pubblico” che vostro figlio affronterà nella sua vita, dategli sicurezza e sostegno
7. Ricordate che l’adolescenza è la fase dove fondamentale è coltivare la loro emotività, dove inizieranno a definire le proprie tendenze, le proprie preferenze e di conseguenze anche le loro paure, quindi aiutateli a costruire personalità stabili dando loro la possibilità di poter essere adulti sereni e profondamente consapevoli di se stessi.
Questi sono solo alcuni dei comportamenti che consigli a voi genitori, ma sono certa che sono abbastanza per offrirvi il giusto terreno dove far crescere una comunicazione proficua, sana e soddisfacente con i vostri figli.
Frase del giorno
“Nell’adolescenza si fa gran conto del giudizio altrui….rossore sulle guance dei figli davanti alle intemperanze in pubblico del padre o della madre.”
Francesco Burdin – Un milione di giorniA queste poche righe aggiungo… divertitevi ad essere spettatori di uno spettacolo che si ripete una sola volta nella vostra vita e in quella dei vostri figli……la loro fioritura, questa è l’adolescenza!
Scrivete a parliamonealgiornaledibarga@yahoo.com
Tag: parliamone, mia d'andrea, psicologia, adolescenti, adolescenza
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